FRONTINO
FRONTINO
Il castello di Frontino che ha respinto i Malatesta e vinto l’assalto di Giovanni delle Bande Nere è arroccato su uno sperone che domina la valle del Mutino. Alte mura, torri, stradine e piazzette lastricate di ciottoli del torrente Mutino, fiori e piante lungo le case a schiera, gatti tranquilli accolgono il visitatore. Il silenzio, rotto solo dallo stormire di querce secolari, e l’aria leggera di montagna disegnano il quadro di un paesaggio dell’anima, dove la realtà diventa quasi fantastica, richiamando immagini di Medioevo nella torre civica, sentinella del palazzo comunale, nel torrione che presidia le mura castellane, nel nobile e quattrocentescopalazzo Vandini (oggi adibito a struttura turistica) che, in realtà, indossa lo stile dell’Umanesimo e del Rinascimento. Dagli scantinati dell’edificio partiva un camminamento sotterraneo che conduceva al mulino sottostante il borgo. Un tocco di contemporaneità è dato dalla fontana, una scultura d’acqua dell’artista torinese Franco Assetto, che qui trovò il suo luogo d’elezione e le cui opere sono conservate nel museo a lui intitolato.
Nella chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo è esposta una tela della scuola di Federico Barocci, il pittore urbinate più importante dopo Raffaello, rappresentante la Madonna con Bambino e i Santi Ubaldo e Francesco, del 1610. Una tela del 1616 che raffigura la Crocefissione è collocata dietro l’altare maggiore. Fresche miniature dipinte su piccole tavole del fonte battesimale sono state recentemente scoperte e restaurate.
Il convento di Monte Fiorentino risale per tradizione al suo fondatore San Francesco (1213). Una bolla papale del 1248 concede indulgenze ai fedeli, che contribuiscono al suo restauro. E’ uno dei conventi più grandi delle Marche, con ampi spazi interni e un grande parco. La sua struttura, posta su un verde poggio, ha subito nei corsi dei secoli restauri e ampliamenti, specialmente nel Seicento. Appartiene alla chiesa di Montefiorentino il meraviglioso Polittico del pittore veneziano Alvise Vivarini (1475), oggi esposto presso la Galleria Nazionale d’Arte di Urbino. La cappella dei conti Oliva, costruita nel 1484 su commissione del conte Carlo Oliva, è meta obbligata degli amanti dell’arte. Attribuita a Francesco De Simone Ferrucci da Fiesole, appare sulla destra, entrando in chiesa, in una luce soffusa e colpisce per il suo linguaggio raffinato e rigoroso che riporta al gusto degli artisti toscani. E’ un’opera di grande purezza rinascimentale per le linee architettoniche e per i sarcofagi marmorei finemente scolpiti. Bellissimi i due inginocchiatoi intarsiati, realizzati da Maestro Zocchino (1493), che richiamano lo studiolo del duca di Urbino. La splendida pala d’altare su tavola, una delle opere più riuscite di Giovanni Santi, padre di Raffaello, rappresenta la Madonna con Bambino e i Santi Giorgio, Francesco, Antonio Abate e Girolamo (1489). Sono inoltre conservati qui anche un affresco con Sant’Antonio Abate, attribuito a Evangelista da Piandimeleto, un antico organo, un coro in noce secentesco e altri dipinti minori. Il piano terra del convento racchiude il chiostro ed è costituito da varie sale con volte a tutto sesto o a crociera. Presso il convento è collocata anche una raccolta di dipinti e di antichi testi graduali (canti della messa) e antifonari a stampa.
Prima di salire al borgo, sulla destra si trova il mulino di Ponte Vecchio: documentato dal 1658, anno della sua ricostruzione, è di origine trecentesca e sicuramente legato alla fondazione del castello, che riforniva di farina e pane. Dotato di torre di guardia e difesa, dopo il recente restauro ospita il Museo del Pane.
Il monastero di San Girolamo fu eretto nel 1500 da don Ghisello, appartenente all’illustre famiglia Vandini, per concessione del vescovo di Montefeltro Luca Melini e con il sostegno dei duchi di Urbino. Luogo suggestivo, circondato da querce secolari, il monastero è stato recentemente restaurato dal Comune, che ne è proprietario e l’ha adibito a turismo, con alloggi, ristorazione e sale convegni. E’ costituito da chiesa, convento e una dipendenza di servizio. La chiesa a unica navata contiene cantoria e organo. La pala dell’altare maggiore su tela, dipinta da Bernardino da Longiano (1560), raffigura la Madonna con Angeli, Bambino e i Santi Girolamo e Giovanni Battista. Interessanti anche gli affreschi sulle pareti e quello nel refettorio con l’Ultima Cena che orna la parete di fondo. Nel piano superiore del monastero sono visibili le antiche celle dei monaci.
Il nome Frontino deriva da Castrum Frontini, di origine probabilmente romana. Nel VI secolo la rocca era utilizzata dai longobardi.
Dai boschi della zona proviene il tartufo nero. Al fagiolo è dedicata una sagra. Nel borgo si acquistano i prodotti da forno biologici, nelle aziende agricole i prodotti caseari e la carne bovina.
La specialità locale è il bustreng, un dolce a base di uova e latte.
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