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SAN GINESIO

SAN GINESIO

SAN GINESIOSorge nella piazza principale il gioiello di San Ginesio: è la chiesa Collegiata, che si presenta con la facciata suddivisa in due parti, di cui l´inferiore è più antica e comprende il magnifico portale (secolo XI) in travertino, con archi concentrici a tutto sesto che continuano lo stesso ritmo architettonico delle colonnine e dei pilastrini.

Incastonata in una formella nell’angolo destro del portale vi è la rozza figura del santo istrione, forse longobarda. Fra i capitelli delle colonnine del portale fanno capolino a destra, il volto di Ginesio e a sinistra la mano dell’Eterno che sorregge la Sphaera Mundi, il globo della terra.
La parte superiore della facciata è un vero ricamo in cotto: suddivisa in cinque prospetti di uguale larghezza ma di differente altezza, fu costruita da un maestro tedesco nel 1421, durante le ultime fioriture del gotico che s´innesta sulla tradizione romanica. Accanto alla facciata è la torre civica romanica con cuspide a bulbo ricostruita nel XVII secolo.
Nel silenzio delle sue navate la maestosa chiesa ha accolto testimonianze di ogni epoca e stile. Il Crocefisso ligneo è quello portato dai 300 esuli nel 1450 durante il loro ritorno a San Ginesio.
Dalla scuola del Perugino viene una Madonna con Bambino e Santo Patrono, mentre le cappelle che si aprono sulla navata destra custodiscono opere di Federico Zuccari, del Pomarancio, di Simone de Magistris e altri valenti pittori.
Nella cripta, si ammirano gli affreschi di Lorenzo Salimbeni del 1406.
Quasi contemporanea alla Collegiata è un´altra splendida chiesa romanico-gotica, edificata nel 1050 e dedicata a S. Francesco: l´armonioso portale e l´abside sono le testimonianze più antiche, mentre l´interno a sala, in stile neoclassico, ospita opere pregevoli tra cui un´intensa Crocifissione di scuola riminese-marchigiana.
SAN GINESIOA pochi passi si trova un´altra antichissima chiesa (996), quella di San Michele, dal bel portale gotico e con un´edicola interna affrescata da Stefano Folchetti, pittore locale di echi crivelliani.
Del periodo gotico restano inoltre le mura castellane e i portici superstiti dell’Ospedale dei pellegrini (XIII secolo), così detto perché vi ricevevano assistenza e ospitalità i pellegrini che transitavano per San Ginesio diretti a Loreto o a Roma, quasi sempre a piedi.
Restaurato nel 1456-57 con l´aggiunta della loggia, l´edificio preserva il fronte in stile romanico. Da vedere infine: diversi bei palazzi, le quattro porte superstiti, le chiese di San Gregorio, di Santa Maria in Vepretis e dei SS. Tommaso e Barnaba. Ma è tutta l´atmosfera del borgo, avvolto in panorami luminosi, a incantare e stupire.
Lo chiamano “il balcone dei Sibillini”, per le belle vedute panoramiche, il verde d´intorno, i tesori all´interno.

Il nome San Ginesio è legato al patrono, Lucio Ginesio, martire romano, che fu attore, musico e mimo. Visse sotto l´imperatore Diocleziano (284-305) che lo fece decapitare, nonostante gli fosse molto caro, perché, dopo aver a lungo dileggiato i cristiani durante i suoi spettacoli, improvvisamente si convertì alla nuova fede. Le sue spoglie sono custodite nella Chiesa Collegiata.

sanginesio033Dalla farina di granturco viene il polentone – prodotto tipico locale – che si mangia alternato a sugo di carne (maiale, vitello o pollo) o in bianco (con salsiccia, costate di maiale e funghi) con aggiunta di formaggio pecorino.

La ricetta dei prelibati vincisgrassi è legata al nome di Windischgratz, principe austriaco per il quale questo piatto venne preparato per la prima volta. Ciò che rende unici i vincisgrassi, da molti impropriamente associati alle lasagne emiliane, è la scelta delle carni usate per il ragù, che viene amalgamato alla besciamella per condire gli strati di pasta.

 

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