Scontro Regione-Coldiretti sulla presenza del lupo nelle Marche
Scontro Regione-Coldiretti sulla presenza del lupo nelle Marche. Consegnate al Corpo forestale dieci “foto trappole” che implementeranno la rete di controllo regionale. Ma per l’associazione dei coltivatori bisogna tutelare meglio le aziende agricole
ANCONA – “Gestione e convivenza con il territorio: vanno sfatati luoghi comuni e timori attraverso la formazione e l’informazione”. Lo ha affermato l’assessore all’Ambiente, Angelo Sciapichetti, nel corso della conferenza stampa, promossa dalla Regione, per presentare due iniziative sul monitoraggio dei lupi nelle Marche: la consegna di dieci “foto trappole” al Corpo forestale dello Stato (CfS) per il rilevamento degli animali e un corso di formazione sui danni provocati dai predatori, rivolto ai veterinari dell’Asur e agli operatori dell’Istituto zooprofilattico Umbria-Marche. Nel triennio 2010-2012 la Regione ha stimato la presenza, nelle aree montane delle Marche, di 140-160 lupi, distribuiti in 28 gruppi familiari.
L’ultimo avvistamento documentato si è registrato il 7 febbraio scorso, a Genga (Ancona), nel Parco regionale Gola della Rossa e Frasassi. Un areale dove il lupo appenninico è sempre stato presente – anche negli anni ’70, quando la specie era a rischio di estinzione – è quello del Parco nazionale di Monti Sibillini: a partire dagli anni ’80 la presenza del lupo si è incrementata naturalmente, in questa zona, senza reintroduzioni da altri territori. Oggi qui si stima una consistenza di 25-30 animali, in riduzione rispetto agli anni precedenti.
Dal 2008 sono state trovate, sui Sibillini, 26 carcasse di lupi, deceduti per investimento (11), avvelenamento (6), abbattuti con armi (2) o uccisi da lacci (3). Per altri tre decessi le cause non sono chiare, i rimanenti sono deceduti per morte naturale. “La conoscenza è alla base di ogni intervento gestionale del lupo – ha ribadito l’assessore Sciapichetti – Nelle Marche non siamo all’anno zero e la consegna delle foto trappole al Corpo forestale rafforza la rete di controllo sul territorio. Nel Programma di sviluppo rurale 2014-2020 sono state previste misure per continuare questo percorso virtuoso con le risorse europee”. Il vice comandante regionale CfS, Fabrizio Mari, ha sottolineato l’importanza del foto trappolaggio: “Consente di monitorare la presenza del lupo sul territorio, anche fuori dai parchi”. Ha ribadito che il fenomeno del bracconaggio “è ancor oggi molto diffuso. Nel corso dell’anno, nella stazione CfS di Ussita (MC), entrerà in attività la prima unità cinofila antiveleno delle Marche”. Stefano Gavaudan (Istituto zooprofilattico Umbria-Marche) ha parlato del lupo come di “una specie preziosa dal punto di vista biologico e storico. I casi di avvelenamento sono sempre più frequenti, impiegando l’istituto nel nuovo campo della medicina forense. Presso la sede di Tolentino (26 febbraio), il corso di formazione aiuterà gli operatori a distinguere, secondo protocolli nazionali e comunitari, le predazione dei lupi da quelle di altri animali”. Claudio Zabaglia (dirigente Rete ecologica della Regione Marche) ha parlato delle “tensioni sociali nella gestione del lupo. In realtà è l’apice della piramide ecologica, la sua presenza è sinonimo di equilibrio ambientale. Il legame tra il lupo e l’uomo va oltre le problematiche della predazione: ad esempio, certe tattiche sportive si rifanno alle tecniche di caccia del lupo”. Nel corso dell’incontro è stato anticipato che le sezioni del Lav (Lega antivivisezione) di Ancona e Fano hanno raccolto 500 firme per la salvaguardia del lupo che verranno portate all’attenzione della Regione Marche.
Ma per la Coldiretti delle Marche “è un errore portare avanti attività di monitoraggio del lupo disinteressandosi del tema della sua convivenza con le attività sul territorio e delle problematiche ad essa legate, a cominciare dai danni causati agli allevamenti”.
“Il monitoraggio della presenza del lupo – sempre secondo la Coldiretti – non può prescindere da una valutazione delle strategie necessarie a favorire una convivenza che consenta una eguale tutela anche delle attività agricole e zootecniche, che assicurano una costante manutenzione del territorio contro il rischio di dissesto idrogeologico. Ne è possibile, secondo Coldiretti, mettere in secondo piano il problema delle centinaia di animali uccisi, tra pecore, cavalli, vitelli e, recentemente, anche cani da guardia nelle aziende. Tanto più mentre perdura l’incertezza per le imprese sulla possibilità di ottenere o meno indennizzi, che peraltro non coprono che una minima parte del valore degli animali sbranati e che in molti casi sono fermi al 2011-2012, tanto che l’uccisione di una o due pecore finisce ormai per non essere neppure più denunciata.
“Proprio per far fronte al problema la Coldiretti – conclude la nota dell’associazione dei coltivatori marchigiani – ha presentato alla Regione nel luglio scorso una base di proposta per varare una legge che tuteli le aziende agricole sulla quale si attendono però ancora risposte”.
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