Sintomi senza inconscio di un’epoca senza desiderio di Marco Focchi
Sintomi senza inconscio di un’epoca senza desiderio di Marco Focchi
Non è singolare, e neppur fuorviante contestare lo scientismo dominante negli attuali orientamenti terapeutici che evidenziano più le dinamiche degli allarmismi piuttosto che occuparsi del disagio più comune ma enormemente pregnante su cui seriamente confrontarsi. Parlo della sofferenza del soggetto a causa di una società che sempre più semina malattie senza virus, ma apocalitticamente radicate a negare il desiderio autentico (quello più antico – che non è quello di possedere la tecnologia o l’elisir dell’estetica moderna) così negando l’esistenza dell’inconscio. Questo scientismo si occupa prevalentemente di quei sintomi causati da disturbi genetici, neuronali, degli ipervirus, piuttosto che dibattere il senso e la causa di quelli sociali e comportamentali. Uno scientismo che da voce alla peggior psichiatria (quella del DSM – Diagnostic and statistical manual – che sale continuamente di livelli o…gironi infernali).
Scientismo che pare avere, per ora, chiuso la bocca all’umanistica della filosofia, dell’arte, della musica e della poesia capaci di saperne molto di più sul desiderio. Si tratterebbe ora, in prima istanza, di imparare a entrare dentro il sintomo della sofferenza senza eliminarlo in un panorama di droghe assai allarmante, con l’effimero miraggio che il possesso del prodotto di consumo da avere a tutti i costi, sia l’unica guarigione possibile.
Intanto, in tale caos post-moderno, “gli intelligenti” si chiedono dove sia finito “Il Padre”; dove si sia interrotta “l’Autorità” nella famiglia, senza per questo evidenziare una stupida rivendicazione pseudo-maschilista quando, sottovoce e non tanto, si denuncia la crescente presenza femminile nei ruoli di potere.
Evidenzio queste considerazioni a partire dalla lettura dell’ultimo libro dello psicanalista milanese Marco Focchi: “Sintomi senza inconscio di un’epoca senza desiderio” (Antigone Edizioni – Torino). Il titolo si presta al paradosso. Invece, si tratta di una attenta analisi ai nuovi sintomi di un’epoca che equivoca sul desiderio. Questa assenza vi è in quanto negazione dell’inconscio con i suoi effetti, quindi la negazione del desiderio con la d maiuscola, data l’insana spettacolarizzazione del dolore (considerata anche da Giancarlo Ricci nel suo libro “L’atto, la storia”) e l’evidente forzatura dei desideri effimeri ossessionatamente venduta dalla pubblicità quale ormai oppiacea religione. Focchi, si incarica di fornire efficaci risposte sui temi affrontati nei quattro capitoli che costituiscono il libro. Lo fa in modo convincente attraverso le “Tre riflessioni sulla logica della psicanalisi”. E ancora tre sono le prospettive sul sociale che riguardano l’autorità, la famiglia e il femminile. Fino a suggerire un dibattito aperto e senza doppi giochi con la scienza, riprendendo l’epistemologia psicanalitica; una lingua indiscreta senza neutralità di comodo.
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