ECONOMIAMARCHE

Il ritorno del pomodoro del marchigiano Strampelli

Il ritorno del pomodoro del marchigiano Strampelli 

Si tratta della varietà “Varrone”, costituita alla fine degli anni ’10 dal genetista agrario. Il recupero, oltre che un omaggio al suo costitutore (del quale quest’anno cade il centocinquantesimo anniversario della nascita), vuol rappresentare anche un’occasione di rilancio economico per le aziende

Il ritorno del pomodoro del marchigiano Strampelli

ANCONA – Sparito dall’Italia dopo essere stato soppiantato dalle moderne varietà da industria, è ritornato nel nostro Paese grazie al suo rinvenimento nella grande banca del germoplasma del VIR di San Pietroburgo, l’istituto creato nei primi decenni del Novecento dall’agronomo, botanico e genetista russo Nikolai Vavilov (1887-1943).

Si tratta della varietà di pomodoro “Varrone”, costituita alla fine degli anni ’10 dal genetista agrario Nazareno Strampelli (1866-1942), noto per i suoi lavori di miglioramento genetico del frumento ma che nel primo ventennio del secolo scorso si occupò anche di creare nuove varietà agrarie da impiegare nella rotazione col grano. Tra queste, anche il pomodoro “Varrone”, ottenuto da Strampelli incrociando una pregiata varietà inglese, il “Sutton’s Best of All”, con varietà italiane resistenti alla peronospora. Il “Varrone” fu sperimentato sia nel nord sia nel sud Italia e fu apprezzato come varietà da conserva fino agli anni Trenta, tanto da essere menzionato persino dalla celebre Enciclopedia Treccani nella voce dedicata al pomodoro.

Con l’avvento delle moderne varietà nane da industria, il “Varrone”, per quanto dotato di pregevoli caratteristiche agro-botaniche, subì lo stesso destino di molte altre varietà all’epoca coltivate e non più rispondenti agli standard incipienti dell’industria conserviera del dopoguerra.

Grazie alla collaborazione instauratasi tra il biologo Sergio Salvi, biografo di Nazareno Strampelli e cultore di storia dell’agroalimentare, Laura Nanni e Roberto Papa (Università Politecnica delle Marche) con Monica Rodriguez e Giovanna Attene (Università degli Studi di Sassari), i semi del “Varrone” sono stati riportati in Italia e impiegati in una prima serie di prove atte a stabilire la corrispondenza delle caratteristiche manifestate dalla varietà odierna con quelle illustrate negli anni ’20 e riportate in uno dei pochissimi studi esistenti dedicati al pomodoro creato dal genetista maceratese.

Il recupero e i risultati delle osservazioni preliminari sono descritti in un articolo appena uscito sul noto periodico tecnico-divulgativo “L’Informatore Agrario”.

Il recupero del “Varrone”, oltre che un omaggio al suo costitutore (del quale quest’anno cade il centocinquantesimo anniversario della nascita), vuol rappresentare anche un’occasione di rilancio economico per le aziende che vorranno promuovere lo sviluppo di percorsi produttivi basati sulla valorizzazione di una varietà storica.

Nelle foto: il pomodoro Varrone ieri (1924) e oggi (2015)

 

Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.altrogiornalemarche.it