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Nelle campagne marchigiane crescono gli occupati

Nelle campagne marchigiane crescono gli occupati

Nel 2015 aumento del 7 per cento, in controtendenza rispetto al dato generale che vede l’occupazione sostanzialmente ferma sui livelli del 2014 con la perdita di circa 500 addetti, per un totale attuale di 624.802 occupati nei vari settori. Ad affermarlo è la Coldiretti regionale sulla base dei dati Istat

Nelle campagne marchigiane crescono gli occupati

ANCONA – Crescono nel 2015 i lavoratori nelle campagne marchigiane con un aumento del 7 per cento, in controtendenza rispetto al dato generale che vede l’occupazione sostanzialmente ferma sui livelli del 2014 con la perdita di circa 500 addetti, per un totale attuale di 624.802 occupati nei vari settori.

Ad affermarlo è la Coldiretti regionale sulla base dei dati Istat relativi al IV trimestre, secondo i quali si registra anche un calo del 3 per cento della forza lavoro nell’industria (con un -7 per cento per le costruzioni), e una crescita del 2 per cento dei servizi (commercio, attività alberghiere, ristoranti, ecc.).

“Un segnale importante rispetto al fatto che le nostre campagne possono offrire prospettive di lavoro sia per chi vuole intraprendere con idee innovative che per chi vuole trovare una occupazione anche temporanea – sottolinea Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti Marche -. Con le cronache di questi ultimi anni che hanno fatto venire drammaticamente meno la convinzione che il vecchio modello industriale potesse dare a tutti un posto, sono in molti ad aver capito che le opportunità per tornare a crescere sono legate alla valorizzazione di quei punti di forza che sono il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina”.

Occorre però che questa ‘voglia di campagna’ che vede protagoniste anche le nuove generazioni venga adeguatamente sostenuta difendendo la redditività delle imprese agricole dalle distorsioni di filiera e dalla concorrenza sleale dovuta alla mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori che permette di spacciare come Made in Italy prodotti importati.

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