Dalla Banca d’Italia dieci risposte alla Regione
Dalla Banca d’Italia dieci risposte alla Regione
Il dirigente dell’Unità di crisi dell’Istituto centrale, Roberto Cercone, ha incontrato la Commissione di indagine regionale su Banca Marche ed ha fornito tutte le delucidazioni richieste a Palazzo Koch. Si sono così concluse le audizioni, ora la Commissione si metterà al lavoro per stilare la relazione finale per tentare di ricostruire la verità su tutta la vicenda
ANCONA – Le dieci domande fatte pervenire alla Banca d’Italia dalla Commissione assembleare regionale di indagine su Banca Marche hanno trovato risposta nel pomeriggio di oggi (a margine della seduta del Consiglio regionale) a seguito della relazione svolta dal dirigente dell’unità di crisi, Roberto Cercone.
Come ampiamente annunciato nella scorsa settimana, la riunione odierna della Commissione di indagine è stata incentrata sull’ascolto delle risposte che il rappresentante di Palazzo Koch ha fornito rispetto alle domande, redatte dalla stessa Commissione ed inviate a Banca Italia, in merito alle fasi che hanno preceduto l’insolvenza e il fallimento dell’Istituto di credito marchigiano.
Le domande vertevano principalmente sull’attività di vigilanza svolte tra il 2000 e il 2013 sull’operato di Banca Marche, se essa abbia mostrato particolari criticità gestionali, se le pratiche di accantonamento siano state effettuate nel rispetto delle effettive esigenze del caso. Poi, ancora, quali attività di controllo siano state effettuate in occasione dell’aumento di capitale deliberato nel 2012, la valutazione dei crediti deteriorati, il perché del ritiro di FONSPA in occasione di un possibile salvataggio e, infine, se Banca Marche poteva essere salvata.
L’articolato delle risposte fornite dal dott. Cercone, seguendo il filo delle dieci domande, è stato improntato su due livelli, la prima con indicazioni di carattere generale e la seconda più specificatamente dedicata alla vicenda Banca Marche.
Una prima parte dell’intervento è stata dedicata alla ricostruzione storica della normativa bancaria e l’introduzione dei sistemi di “salvataggio” determinati dal recepimento della direttiva europea sulla materia del salvataggio degli Istituti bancari, cioè il burden sharing (16 novembre 2015 – 31 dicembre 2015) e, successivamente (dal 1 gennaio 2016) il bail-in. Ma che cosa è successo in Banca Marche? Vi sono state delle prime ispezioni – è stato riferito da Cercone – le cui risultanze sono state sfavorevoli. Vi sono state poi interlocuzioni strette e sempre più intense con gli organismi direttivi della Banca, mentre la Consob veniva costantemente informata sull’evoluzione della situazione. E’ stato chiesto agli organismi di impiegare meno risorse rivolte agli investimenti rispetto alla raccolta. L’emersione di operazioni anomale (giugno 2012) determinò di lì a poco la rimozione del direttore generale. La successiva ispezione, conclusasi nel settembre 2013, rivelò un livello di criticità “6” (gravi irregolarità), con procedimenti sanzionatori e la trasmissione degli esiti ispettivi alla Procura di Ancona. Successivamente, la Banca viene posta in amministrazione controllata e nel frattempo viene compiuto un monitoraggio sulla possibile acquisizione dell’Istituto, tramite advisors, con esiti negativi. A settembre 2014 è la volta di Fonspa, il cui intervento venne però ritenuto non fattibile e di dubbia efficacia. A Novembre 2015 Banca Marche viene posta in condizione di liquidazione con quasi contestuale valutazione del valore dei crediti deteriorati da porre nella bad bank (unica per tutti gli istituti coinvolti dalla crisi bancaria per motivi di funzionalità e efficacia). E’ stato necessario attuare questa operazione per conformità alle indicazioni comunitarie (stesso procedimento messo in atto in Slovenia). Una valutazione provvisoria, transitoria e non da considerarsi riferita ad un preciso benchmark, ma frutto dell’analisi del caso specifico. Il rappresentante di Banca Italia, in chiusura, ha tenuto a confermare che l’intera attività su Banca Marche è stata compiuta con grande attenzione alla gestione della crisi, valutando ogni possibile margine di salvataggio dell’Istituto, nel tentativo di salvaguardare territorio e risparmiatori. A testimonianza di tale atteggiamento accorto e rispettoso delle procedure, una prima fase di amministrazione controllata per verificare fino all’ultimo la possibilità di salvataggio. Oggi, d’altra parte, l’impegno e l’auspicio per ridare prospettive al nuovo Istituto bancario con un forte radicamento territoriale, all’interno di una struttura più solida e con una gestione più corretta e trasparente.
Ai lavori della Commissione, composta dal Presidente Mirco Carloni (Area popolare), dal Vicepresidente Gianluca Busilacchi (Pd), dai consiglieri Luca Marconi (Udc), Jessica Marcozzi (Forza Italia) e Boris Rapa (Uniti per le Marche), ha preso parte il consigliere Enzo Giancarli (Pd).
“Il nostro obiettivo è quello di dare all’intera vicenda Banca Marche un momento di trasparenza e verità – ha commentato il Presidente Carloni al termine dei lavori della Commissione – in un contesto a tinte fosche e che purtroppo ha creato discredito all’intero sistema creditizio”. “Ripristinare credibilità e fiducia all’intero sistema rappresenta dunque una priorità – ha aggiunto Carloni – e il messaggio di fiducia rispetto al consolidamento e il futuro dei nuovi assetti bancari che tutti auspichiamo non può prescindere dalla verità su quanto accaduto”.
Il Vicepresidente Busilacchi ha espresso soddisfazione per il percorso fin qui compiuto. “Una serie di audizioni con tutti i soggetti interessati – ha rilevato Busilacchi – che si è conclusa, oggi, con la voce autorevole della Banca d’Italia”. “Adesso il nostro impegno – ha aggiunto – sarà rivolto alla stesura di una relazione che non abbia soltanto un valore didascalico, ma abbia soprattutto un valore di ricostruzione storica e un senso politico, anche nella prospettiva di ricreare un rapporto sano e orientato al bene comune tra sistema creditizio, economia marchigiana e istituzioni”. (l.b.)
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