“Le Marche del vino devono uscire dall’anonimato”
“Le Marche del vino devono uscire dall’anonimato”
E’ ormai indispensabile un cambio di marcia importante. Il mondo del vino sta cambiando e dal Vinitaly di Verona il narratore del gusto Giuseppe Cristini lancia l’allarme. C’è la necessità di prendere atto della trasformazione epocale nei consumi. Per il futuro serve meno autoreferenzialità e più voglia di osare
VERONA – Giuseppe Cristini è presente al Vinitaly di Verona (fino al 13 aprile) alla ricerca di nuovi vignaioli – poeti da inserire nel circuito nazionale dei ‘Custodi del Territorio’. “Vicino ad ogni vignaiolo – poeta – asserisce il Narratore del Gusto – , serve un novelliere del piacere”. E dal Vinitaly di quest’anno? “Mi aspetto meno tecnicismi e più narrazione lirica della vigna. Mi aspetto un Vinitaly complesso per i tanti produttori che ho intercettato; siamo in tanti e di qualità presenti in Fiera, perché bisogna esserci, ma gli affari saranno pochini e il trand non è certo in crescita”.
Perché questo? “Le fiere alternative, sicuramente antagoniste del Vinitaly della serie ‘Vini veri di Cerea’ e l’evento dei ‘Vignaioli Indipendenti’, che si svolgono in concomitanza o quasi, fanno pensare che il mondo del vino sta cambiando. In tanti non se ne sono accorti o non vogliono capire che i passaggi classici sono finiti. Bisogna guardare oltre, tanto che molti giornalisti, esperti e wine lover, desiderano la novità e la provocazione nel vino, facendo capire che il convenzionale non basta più”.
Per questa 50° edizione? “Aspettiamoci, dunque, meno autoreferenzialità anche nella promozione del vino e più voglia di osare. Invito, quindi, tutti a prendere atto di una trasformazione epocale nei consumi: da 80 litri di consumo annuo di circa 20 anni fa, le Marche sono scese a circa 30 litri con tanti microbirrifici, che si stanno facendo largo, con qualità e innovazione; corriamo il rischio di diventare la Regione della bionda spumeggiante e non più del nettare di Bacco, con ettari di terreno che nelle Marche vengono impiantati a cerali per la produzione della birra, e dove anche un vate come Teo Musso ha deciso di investire”.
Allora le Marche? “Le Marche devono uscire dall’anonimato e cercare al proprio interno un vignaiolo leader e cercare di brandizzare ogni anno il Padiglione regionale, con un personaggio autoctono di caratura mondiale. Ci vuole un padiglione bello, funzionale e accattivante, curato e guidato da esperti del vino che sappiano consigliare, suggerire e far amare il nettare di Bacco. Mi aspetto un cambio di marcia; i vini lasciati soli in una autodegustazione al pubblico, mi sembrano abbandonati e non valorizzati”.
Con il progetto ‘I Custodi del Territorio’? “Stiamo dando una impronta nuova al mondo del vino, vogliamo dare un segnale di vitalità a tutto il comparto. Serve un comitato scientifico di esperti del vino e della gastronomia, capace di consigliare la politica del vino senza farsi influenzare da essa”. (eg)
Nelle foto: Giuseppe Cristini al Vinitaly di Verona con alcuni operatori marchigiani
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