Ospedale unico, adesso Pesaro cerca il dialogo con Fano
Ospedale unico, adesso Pesaro cerca il dialogo con Fano
Il sindaco Matteo Ricci: “Non alziamo muri ma Chiaruccia vale Case Bruciate”. Una necessità per tutta la provincia
PESARO – Parte così Matteo Ricci in consiglio comunale: «Non solo confermo tutto quello che ho detto lo scorso giugno sul nuovo ospedale ma lo rilancio». Anche perché «adesso davanti a noi c’è un’occasione storica. Prima di Ceriscioli, la Regione faceva solo finta di volere investire sul nord delle Marche. La conseguenza è stata la crescita della mobilità passiva. Oggi c’è un presidente di Regione che ha invertito l’impostazione: ha detto che l’ospedale è una necessità e che le risorse ci sono». Che poi si faccia con l’avanzo o con un mutuo, «a noi interessa poco: sta dentro la discussione sulla finanza regionale». Per Pesaro, «come emerso nelle assemblee dei quartieri», quello del nuovo nosocomio è «l’unico vero grande problema rimasto. Non dico che non restino altre criticità, ma gran parte dei dossier sono stati impostati, aperti o risolti».
LA LINEA – Il sindaco quindi insiste sul tema. Mettendo in fila tre punti. Primo: «Per ridurre la mobilità passiva bisogna mettere mano alla riorganizzazione delle liste d’attesa. E’ quello che sta facendo Ceriscioli. Solo con il meccanismo del ‘recall’ si sono visti i primi effetti positivi, stimabili su una riduzione del 25 per cento dei tempi». Ancora: «Serve un nuovo ospedale pubblico. Che non è il nosocomio unico di tutta la provincia. Perché nello schema generale, che condivido, l’ospedale di Urbino rimarrà nosocomio di rete a servizio delle aree interne; l’ospedale di Pergola resterà quello di polo, nell’alta val Cesano; gli altri ospedali di Cagli, Fossombrone e Sassocorvaro saranno presidi sanitari». Per cui, puntualizza il sindaco, «l’ospedale unico è a servizio di tutta la provincia, ma è sempre stato l’ospedale dell’azienda Marche Nord, composta da Pesaro e Fano». Osservazione: «Per quanto stimi Seri, e con lui abbia un rapporto di amicizia, non siamo riusciti a trovare un accordo dopo mesi di discussione. Non credo sia solo colpa sua: tutt’altro. C’è un problema nel dibattito politico fanese, una paura eccessiva nell’approccio alla riforma, che sta snaturando il confronto. Raccogliere le firme per mettere in discussione Marche Nord, alzando le barricate, è un atteggiamento pericoloso per la sanità del territorio». Per questo, continua, «la nostra proposta (nell’ordine del giorno della maggioranza, ndr) non è in contrapposizione con Fano, si pone in dialogo. Ovviamente manifestiamo la nostra idea, ma costruire muri è da irresponsabili».
LA NECESSITA’ – Per Ricci, il nuovo ospedale serve perché «l’integrazione è un passo avanti, ma un’azienda costruita su tre plessi (Pesaro, Fano, Muraglia) non funziona come dovrebbe. Né per l’organizzazione né per i costi». Inciso: «Sul nuovo ospedale abbiamo già perso troppo tempo. Quello di Fermo è già finanziato. Macerata e Civitanova vogliono farlo insieme, così come Ascoli e San Benedetto. Eravamo i primi sui processi aggregativi. Stiamo diventando ultimi, con il rischio di perdere i soldi o parte dei finanziamenti». Il sindaco ribadisce: «Continuiamo a considerare Muraglia il sito di maggior buon senso. Nello studio sulla viabilità fatto dalla Provincia, ai primi due posti c’erano Fosso Sejore e Muraglia, per la posizione baricentrica rispetto alle due città e alle due vallate. Fano dice Chiaruccia? Va bene: ma allora si dovrebbe dire che va fatto un unico ospedale per tutta la provincia. In quel caso, le aree da prendere in esame stanno tra Chiaruccia e Calcinelli da un lato; tra Case Bruciate e Montecchio dall’altro. Ma siccome qui non si parla di un unico ospedale per la provincia, la logica evidenzia che occorre ricercare la baricentricità in una soluzione tra Fosso Sejore e Muraglia». Annuncia: «Noi manderemo alla Regione anche tutta la documentazione su Case Bruciate. Perché Case Bruciate è esattamente come Chiaruccia. Ripeto: se dobbiamo stare nella linea sopra l’autostrada, Chiaruccia vale Case Bruciate e viceversa». Se si ricerca la baricentricità, invece, per il sindaco, «le due arterie principali per collegare le due città e le due vallate sono la statale e la A14. Anzi, dal punto di vista tecnico, lo stesso studio oggi direbbe che Muraglia sarebbe al primo posto. Perché non c’è più il casello di Fenile, che la Soprintendenza ha bocciato né l’arteria che collegava Fenile con Fosso Sejore».
LA PROSPETTIVA – La sintesi: «Per noi Muraglia è la proposta di maggior buon senso. C’è già un pezzo di ospedale. Dal punto di vista ambientale è ideale perché si costruisce nel costruito. E’ baricentrica, a metà strada. Se ci fosse già un ospedale a Gimarra, avrebbe senso costruirlo da un’altra parte? Muraglia è la prima zona di Pesaro, arrivando da Fano, così come Gimarra lo è per chi proviene da Pesaro. Inoltre, con il casello a Santa Veneranda e l’interquartieri, Muraglia è ottimale anche per la viabilità». Il terzo fattore, che Ricci mette sul tavolo, è «la necessità di un rapporto serio, chiaro e non ideologico con il privato convenzionato. I marchigiani oggi pagano soldi pubblici per chi va a curarsi fuori regione, a Cotignola. Serve un’impostazione differente: convenzioniamoci con il privato che vuole investire nel nostro territorio, per alcune specializzazioni o per quello che non si può fare nell’ospedale pubblico. E’ un ragionamento pragmatico per ridurre la mobilità passiva. Tant’è che a Fano abbiamo proposto due ipotesi: ospedale pubblico su Muraglia ed eccellenza privata convenzionato al Santa Croce, dove oggi i fanesi hanno un ospedale non soddisfacente. Oppure: ospedale pubblico a Fosso Sejore e struttura convenzionata a Muraglia. Non si è raggiunta l’intesa dopo mesi di discussioni. Spero adesso che si riesca ad aprire un ragionamento costruttivo e serio». Conclude: «Per noi è meglio Muraglia, dopodiché non siamo da soli e un accordo va ricercato insieme. Se non ci si arriva, fa bene la Regione a decidere. E come Comune di Pesaro daremo una mano. Perché la priorità è fare l’ospedale e uscire dall’impasse. Non ci sono altre strade, a meno che non si voglia restare così». (f.n.)
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