“Ecco ciò che ha portato al fallimento di Banca Marche”
“Ecco ciò che ha portato al fallimento di Banca Marche”
La Commissione regionale ha presentato i risultati dell’indagine sull’attività svolta negli ultimi anni dall’istituto di credito marchigiano. La relazione sarà ora oggetto di dibattito tra tutte le forze politiche nel corso dell’Assemblea legislativa fissata per martedì 7 giugno
ANCONA – In 107 pagine, con dati precisi, documentati nei particolari, in modo semplice e chiaro, vi è il frutto del lavoro che la Commissione d’Indagine su Banca Marche, istituita dal Consiglio regionale lo scorso febbraio, ha riportato nella relazione conclusiva presentata oggi alla stampa.
Presenti il Presidente Mirco Carloni, Capo Gruppo Area Popolare, il Vice, Gianluca Busilacchi Capo Gruppo Pd, Jessica Marcozzi, Capo Gruppo Forza Italia e Luca Marconi Capo Gruppo Udc.
“Avevamo il dovere di fare un’indagine conoscitiva su Banca Marche per fare chiarezza su quanto accaduto – ha detto il Presidente della Commissione Mirco Carloni – per dare risposte chiare ai tanti cittadini e imprese marchigiane che sono state coinvolte nella vicenda. Ora si ha un documento che può contribuire a comprendere meglio ogni aspetto e farsi un’opinione. Questo è il dovere della politica e con coraggio abbiamo fatto chiarezza”.
In questi tre mesi sono stati ascoltati moltissimi soggetti e sulla base dei dati raccolti è emerso che una delle più grandi debolezze di Banca Marche è costituita dall’amministrazione della Banca che non è stata in grado di gestire una situazione debitoria che dal 2011 ha assunto dimensioni allarmanti. Anche le Fondazioni, proprietarie della Banca non sono esenti da responsabilità. La loro elevata percentuale di capitale sociale ha, infatti, determinato che esse abbiano sempre influenzato le decisioni della Banca.
Nella relazione si ricorda come nel 2008 Credit Agricole e Banca Popolare dell’Emilia Romagna abbiano formalizzato offerte vincolanti non accettate.
L’intervento del commissariamento e il ruolo svolto dai due Commissari di Banca d’Italia ha avuto come conseguenza la crescita degli accantonamenti a fronte di una crescita del rischio di credito, in particolare quello rivolto al settore immobiliare , sottovalutando però il fatto che l’obiettivo di una gestione prudente non potesse prescindere dal ruolo istituzionale di un istituto di credito che è quello di sostenere imprese e lo sviluppo economico di un territorio.
La Banca, dal 2012, ha anticipato nella politica di accantonamento ciò che le banche faranno in modo significativo solo a partire dal 2014
La Commissione, poi, nella sua relazione affronta il livello di criticità rappresentato dalle filiere di controllo istituzionale, vale a dire Banca d’Italia e Consob, rispetto alla quale non può non rilevarsi uno scarto tra risultanze istruttorie e la realtà che poi si è tragicamente verificata.
Sul fronte delle proposte di acquisizione della Banca è emersa la questione del prestito Fonspa, su cui aveva puntato tutto Banca d’Italia. Situazione che ha contribuito ad aggravare la situazione perché ha costretto la Banca a corrispondere gli interessi producendo una perdita di liquidità molto rilevante.
Carloni ha evidenziato anche il rifiuto rivolto a investitori stranieri che avrebbero voluto acquistare qualcosa come 5 miliardi di sofferenze e incagli della Banca pagandoli quasi il doppio del valore stabilito dal Governo permettendo di incassare subito 1,5 miliardi di Euro dando un valore europeo alla Banca.
“L’auspicio – ha detto Carloni – è che ora si possa recuperare qualcosa per i risparmiatori e che il fondo di salvataggio serva anche a questo.”
Il Vice Presidente Gianluca Busilacchi ha evidenziato i risultati importanti prodotti dalla relazione che non sono solo d’interesse regionale ma anche nazionale. “L’idea diffusa che la crisi di Banca Marche – ha detto – dipendesse esclusivamente dall’eccessiva incidenza del credito deteriorato e investimenti immobiliari sono elementi comuni a tutto il sistema bancario nazionale. Banca d’Italia era perfettamente a conoscenza della situazione della Banca è non ha detto nulla sull’aumento di capitale. Le Fondazioni hanno fatto il bello e cattivo tempo e nel 2008 hanno fatto una scelta sbagliata rifiutando offerte significative. Anche la scelta di modifica dei parametri di valutazione del credito avvenuta a fine 2012 da parte della Direzione senza un pieno coinvolgimento del Consiglio di amministrazione sembra aver contribuito all’aggravarsi della crisi nel 2013. Una tempesta perfetta, una sommatoria di concause che hanno portato alla crisi della Banca.”
Luca Marconi si è detto lieto di aver partecipato ai lavori della Commissione che ora possono far comprendere se Banca Marche poteva essere salvata o no. “Tutti i soggetti invitati – ha detto – si sono presentati chiarendo nei particolari quanto accaduto. Il nostro impegno è stato serrato ma siamo lieti di aver svolto un lavoro attento e nei tempi stabiliti contro chi affermava che si volesse, con questa Commissione, insabbiare la vicenda.”
“Ogni lettore potrà comprendere quanto riportato nella relazione – ha detto Jessica Marcozzi – dai contenuti trasparenti. Purtroppo oltre agli effetti immediati ci saranno effetti futuri che colpiranno tutta la comunità perché si ridurranno quegli interventi filantropici di tipo sociale, assistenziale e culturale portati avanti dalle fondazioni e la migrazione degli utenti verso banche più grandi produrrà minor credito alle imprese del territorio e ai cittadini marchigiani”.
Unanime il parere di tutti i membri della Commissione nel non individuare le responsabilità penali di quanto accaduto, che spettano alla magistratura, ma di presentare al Consiglio regionale una relazione attenta a ogni particolare affinché tutte le forze politiche presenti in Consiglio e tutti i marchigiani possano avere chiaro quanto accaduto.
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