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Un fantasma dai tanti nomi si aggira a San Benedetto

Un fantasma dai tanti nomi si aggira a San Benedetto

Ecco perché Paolo Perazzoli domenica è stato clamorosamente sconfitto. Lettera aperta al segretario regionale del Partito democratico, Francesco Comi

Un fantasma dai tanti nomi si aggira a San Bbenedfetto

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La sconfitta di Paolo Perazzoli al ballottaggio di domenica è di quelle che bruciano. Soprattutto in una grande città come San Benedetto del Tronto. E’ per questo che ci sembra di particolare interesse pubblicare questa lettera aperta al segretario regionale delle Marche del Partito democratico, Francesco Comi.

di TONINO ARMATA

“Caro Segretario Regionale Francesco Comi

Un fantasma si aggira  per San Benedetto del Tronto. Astio, acredine, livore, malevolenza, ostilità, vendetta, sono i differenti nomi di questo fantasma. Con tutto il vento seminato in questi ultimi anni, il Pd cittadino non può certo stupirsi della tempesta che ha raccolto domenica sera nelle urne. Quando la sorte e le circostanze trasformano un partito da forza di maggioranza relativa in perno del sistema politico-istituzionale e questa occasione storica viene dissipata, la politica si vendica, l’opinione pubblica si ribella e il voto lo certifica. Da lunedì il perno non c’è più, il sistema gira su se stesso, imballato, e l’energia politica residua prende l’unica via di fuga rimasta dopo il fallimento parallelo di destra e sinistra, trasformando il voto in un certificato di protesta, e chiedendo alla protesta di governare, cambiando.

Il Pd ha predicato per anni che tutto della sua storia civica e politica valeva la pena d’essere salvato e indicato come riferimento: e la germinazione spontanea del nuovo non meritava attenzione, rifiutando l’idea che la classe dirigente andava sostituita, come si fa con una gomma bucata, ma rinnovata. Questo ha favorito i nuovi gommisti all’opera.

Ed ecco i nuovi gommisti. Non hanno storia, solo una feroce gioia per la crisi delle istituzioni, da combattere in attesa di comandarle. Soltanto un rifiuto senza distinzioni di tutto il sistema politico del Paese, come dice quella “V” incastonata nel simbolo per ricordare il “vaffa”, supremo riassunto di un movimento e del suo programma. Infine, quando perdono o non si presentano, scelgono la destra: Una scelta facile e basica, che semplifica la politica riducendola a un “vaffa”. E alla prima resa dei conti, molti cittadini tra il cambiamento di governo della città e il cambiamento contro il Pd hanno preferito la spallata. Perché governare e rottamare insieme è difficile, quasi impossibile. E soprattutto, governare senza una storia politica a far da cornice e dei valori di riferimento, diventa un’interpretazione autistica, staccata dal corpo sociale.

Il caso del ballottaggio delle amministrative del 2016 tende dunque a corroborare l’ipotesi di una nuova fase nella storia dell’identità del MoVimento 5 Stelle caratterizzata da considerazioni di tipo “politico” nel suo elettorato. L’intenzione di “punire”, attraverso i voti alle amministrative, Paolo Perazzoli e il Pd, ha fatto sì che nella nostra città molti degli elettori che al primo turno avrebbero scelto M5S, al ballottaggio si sono spostati verso il candidato di centrodestra e così hanno contribuito alla vittoria di Piunti.

Il partito non ufficiale del “tutti contro Perazzoli” si è confermato nel ballottaggio delle amministrative 2016. In questa fase la lealtà degli elettori verso il Pd non è più legata esclusivamente ai temi (prima fase) o all’affermazione della propria alterità (seconda fase): il legame è piuttosto con gli obiettivi di vittoria politica del partito. In quest’ottica, i “giochi” politici, i vincoli e le opportunità del contesto politico non sono più rifiutate in nome della purezza identitaria, ma contribuiscono in modo decisivo alle scelte degli elettori.

Per il Perazzoli, insomma, non è stata una buona nottata. Come sempre, dentro e fuori del Pd, si aprirà il solito, lungo, complesso e noioso processo alle colpe e responsabilità. Immaginiamo che sarà, come sempre, un bizantino gioco di altisonanti principi e colpi bassissimi. Me ne occuperò anch’io, com’è inevitabile che anche i simpatizzanti facciano. Ma in questi primi momenti, a risultati ancora caldi, penso sia il caso di mantenere ancora per un poco uno sguardo più largo, tornando di nuovo a quel dopo primarie, tempo di inizio della storia che stiamo ancora vivendo.

Il Pd e i suoi dirigenti dovrebbero riflettere molto su questa spinta “contro”, che nel ballottaggio coaliziona chiunque comunque contro il candidato che rappresenta la sinistra: oltre ad alcune lobby cittadine che si autogarantiscono sulle poltrone del potere da qualche decennio, come se a San Benedetto del Tronto ci fosse un “fordismo” politico superstite anche dopo che il fordismo di fabbrica non c’è più, come anche la fabbrica.

Per finire; i tre Circoli di San Benedetto non dico che andrebbero chiusi; ma sicuramente andrebbero commissariati, perché sono semplici tesserifici, piccoli centri di potere, non più ricettori delle istanze dei cittadini. E un partito che non è più dei cittadini smette di essere un partito. Se io fossi il segretario regionale Francesco Comi, ripartirei esattamente da lì. Proporrei agli iscritti e ai militanti un commissario con pieni poteri per azzerare la situazione scabrosa che si è venuta a creare. Ma non sono Francesco Comi, e non ho mai capito niente di politica.

Nella foto: il segretario regionale del Partito democratico, Francesco Comi

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