PESARO / Il trionfo dell’essere creativo in un doppio appuntamento con la danza
PESARO / Il trionfo dell’essere creativo in un doppio appuntamento con la danza
di PAOLO MONTANARI
PESARO – Doppio appuntamento con la danza contemporanea in una serata dedicata all’Essere creativo nella Chiesa di Santa Maria Maddalena e nella Chiesa di Santa Maria Annunziata.
Il primo progetto, intitolato “Post produzione/duo” per la coreografia di Andrea Gallo Rosso, ha visto come interpreti Ramona Di Serafino e Miriam Cinieri.
La performance è rientrata nel progetto 2016 Residency Project. In sostanza la residenza, in senso tradizionale, vuole contribuire allo sviluppo coreografico ed esistenziale del duo femminile che, riprendendo dall’esperienza di laboratori sul territorio di Collegno e del suo ex ospedale psichiatrico, evidenzia i contrasti esistenziali, psicologici ed i conflitti di due donne che alternano sentimenti affettuosi a forme di aggressività e di violenza. I movimenti coreografici, mai scontati, i movimenti dei due corpi alternano momenti di linearità e soavità a momenti che talvolta rasentano la brutalità.
I suoni ritmati, il gioco delle scarpe, che diventano piedi pensanti e la musica sacra che si diffonde nella splendida location della Chiesa di Santa Maria Maddalena, completano una performance che sicuramente ha lasciato negli spettatori forti emozioni. Certamente tutto questo è merito del coreografo piemontese Andrea Gallo Rosso che, oltre a collaborare con le residenze coreografiche Lavanderia a vapore del Centro Regionale della danza piemontese e insegnare in classi e corsi per professionisti e danzatori giovani e adulti, ha iniziato anche percorsi formativi per il benessere psicofisico di anziani e disabili mentali.
La seconda performance, tenuta alla Chiesa di Santa Maria Annunziata, dal titolo “Tipologia della resistenza”, è stato presentato ed interpretato dal coreografo e ballerino cileno Pablo Andres Tapia Leyton e nasce da una necessità personale, da un’incapacità tradotta in movimento, trasformandola in discorso coreografico.
Pensato con l’intento di indagare le diverse opinioni sulla resistenza umana, si avvia ad una costruzione autogestita, che è il vero limite dello spettacolo in quanto crea discontinuità fra la gestualità del performer come unico artefice dello spettacolo e la situazione scenica.
D’altronde Tapia Leyton non è nuovo a queste scelte di rottura scenica: la sua partecipazione a tanto workshop con i maggiori coreografi del mondo e a stage di tecniche circensi, lo conducono psicologicamente a rotture di ritmi gestuali.
(Le foto sono di MARTA FOSSA)
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