L’INTERVENTOMARCHE

Marco Travaglio ed un giornalismo di nuova concezione

Marco Travaglio ed un giornalismo di nuova concezione

Marco Travaglio ed un giornalismo di nuova concezionedi PRIMO GAZZETTI*

(BIO)GRAFIA (GRAFIA BIOLOGICA) NON AUTORIZZATA di Marco Travaglio. “.. Uno Stato costituzionale e liberale guidato da un’elite moralmente irreprensibile votata alla difesa dell’Unità, dell’indipendenza, dell’ordine e delle libertà conquistate col Risorgimento, proteso altresì alla rapida modernizzazione delle strutture economiche e civili del paese senza cedimenti a spinte settoriali o localistiche interne e senza chiusura di tipo protezionistico nei rapporti commerciali con l’estero..”
Dietro questa definizione etico-morale, di visione-organizzazione e fine dello Stato della Destra storica salvo sostituire la parola Elite con Democrazia, che governò l’Italia dal 1861 al 1876 ci vedo la formazione culturale sabaudo-piemontese di Travaglio.
Alcuni esempi del suo fare giornalismo:
= fu tra i pochi a capire fin dall’inizio le vere ragioni della discesa in politica di Berlusconi, non tanto quindi per la sua presunta rivoluzione liberale, quanto per salvare le sue aziende e se stesso dal fallimento e dalle condanne, e questo contro il sentimento di milioni di italiani che allora si lasciarono affascinare dal brillante Comunicatore;
e pur tacciato di grillismo:
= è stato il primo a chiedere le dimissioni dell’assessore Muraro della Giunta Raggi non tanto per le accuse rivoltele ma per aver mentito negando di essere a conoscenza della indagine nei suoi confronti,
= è stato il primo pure a mettere in guardia la Raggi da personaggi come Marra, coinvolto con le amministrazioni passate al Comune di Roma,
= non ha lesinato critiche e condanne ai comportamenti dei rappresentanti 5 stelle che hanno falsificato le firme per la presentazione della lista al Comune di Palermo e chiedere però, nel contempo, che lo stesso trattamento fosse tenuto da tutti i giornali in casi analoghi che coinvolgessero altri partiti, così come invece non è stato;
= non ha certo mancato di criticare Grillo per l’ultima vicenda della collocazione del gruppo dei cinque stelle all’interno del Parlamento europeo;
= è stato l’unico con il suo giornale, pur costringendo gli altri a riprendere la notizia, anche se confinata con poche righe in pagine improbabili, a denunciare lo scandalo dei 2,7 miliardi di euro di forniture alla pubblica amministrazione tramite Consip (ente incaricato per l’acquisto cumulativo di beni e servizi della pubblica amministrazione). In questo scandalo sono indagati il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, confermato nell’incarico come se nulla fosse accaduto proprio in questi giorni dal governo Gentiloni, il ministro Lotti, il presidente Consip, l’imprenditore Romeo, vicino al padre dell’ ex premier, che nel frattempo si è visto assegnare due lotti di quella mega fornitura da 600 milioni ciascuna.
Non che lui sia perfetto
tutt’altro non ama le piaggerie e sono convinto, come qualcuno ha detto, che se un giornalista della sua redazione gli desse ragione tre volte di fila lo licenzierebbe.
Tuttavia è un giornalista che tenta di portare avanti una battaglia di moralità irreprensibile propria della Destra storica.
In questa definizione di Travaglio ci sta tutto: l’antipatia, il disprezzo, la derisione e lo sberleffo che suscita, come l’adesione, quasi fideistica alle sue idee e battaglie.
Ho compiuto un tragitto di carattere psicologico politico nei confronti di questo personaggio così complesso. Solo dopo aver verificato la totale coerenza con il principio de “..senza cedimenti a spinte settoriali o localistiche interne..” sia in riferimento a fatti che persone, ho potuto concludere il mio percorso di avvicinamento ad eccezione della qualità fideistica dell’adesione che caratterizza molti suoi sostenitori.
Mi chiedo perché facciamo così fatica ad assumere un atteggiamento bipartisan di fronte a notizie di cui veniamo messi a conoscenza, sia che corrispondono di più al nostro sentimento politico, sia che vi corrispondono meno.
Questo è parzialmente comprensibile ma il minimo comune denominatore tra tutti dovrebbe essere quello di verificare, a prescindere, che le notizie vengano date e non omesse per disturbare o favorire qualcuno.
In verità forse è anche per questo che sia Repubblica, sia il Corriere della Sera, dati di questi giorni, hanno avuto un calo di vendite, 2016 su 2015, di circa 50.000 copie ciascuno.
Altri giornali, che hanno più redattori che lettori, probabilmente sopravvivono solo grazie ai finanziamenti pubblici, e altri ancora chiudono.
Per concludere non voglio disperare perché vedo che il lavoro di Travaglio per quanto imperfetto sta attecchendo. E’ vero infatti che, anche se su altri versanti e culture politiche diverse, ma sempre animate da rigore etico e morale, stanno nascendo nuove realtà, come ad esempio il quotidiano la Verità che ha messo insieme una redazione multiculturale e aperta, senz’altro non suscettibile di essere catalogata al servizio del solito editore impuro.

*Già sindaco di Senigallia

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