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PESARO / Uno spettacolo di danza in prima mondiale ha reso omaggio alla musica di Rossini

PESARO / Uno spettacolo di danza in prima mondiale ha reso omaggio alla musica di Rossini

PESARO / Uno spettacolo di danza in prima mondiale ha reso omaggio alla musica di Rossini PESARO / Uno spettacolo di danza in prima mondiale ha reso omaggio alla musica di Rossini PESARO / Uno spettacolo di danza in prima mondiale ha reso omaggio alla musica di Rossini PESARO / Uno spettacolo di danza in prima mondiale ha reso omaggio alla musica di Rossini PESARO / Uno spettacolo di danza in prima mondiale ha reso omaggio alla musica di Rossini

di PAOLO MONTANARI

PESARO – Per la settimana rossiniana 2017, il Comune di Pesaro e l’Amat con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo non potevano fare scelta migliore che inserire uno spettacolo di danza. E in prima mondiale, la Spellbound Contemporary Ballett diretta da un celebre coreografo italiano, Mauro Astolfi, in collaborazione con Valentina Marini, dopo ventun anni di attività approdano a Pesaro, al teatro Rossini, per omaggiare il grande compositore di cui ricorre il non compleanno, con uno spettacolo che sarebbe piaciuto a Rossini, perché il nostro, che inserì parti di danza nel Guglielmo Tell, sarebbe rimasto sorpreso, che alcune sue sinfonie e ouvertures, sarebbero divenute intrighi ludici, dove la corporeità si coniuga in maniera perfetta con la musica. Pochi simboli, ma anche al maestro pesarese, non piacevano molto i formalismi scenografici barocchi: un armadio multiuso, una cassa panca., che si trasforma in un sarcofago dove si compie l’ultimo atto drammaturgico dello Stabat Mater, con un groviglio di lenzuola ed un corpo che rappresenta il confine fra Vita e Morte. Un’idea scenografica che avevamo già visto in una geniale regia di Luca Ronconi, ma che nel contesto musicale e gestuale tipico della danza contemporanea, crea un mixage di grande effetto estetico. Del cigno di Pesaro si sono ascoltate e ripercorse per danza le ouvertures più belle e popolari: dal Barbiere di Siviglia, alla Gazza Ladra, dal Guglielmo Tell allo Stabat Mater.

Una ritualità tramite la danza? Certamente Mauro Astolfi, che si è formato negli Stati Uniti ed ha avuto un grande insegnamento da Carolyn Carlson, ha voluto dare una chiave di lettura originale al saggio di Augusto Benemeglio sulla vita di Rossini, “la follia organizzata del maestro pesarese. Poi a 36 anni il distacco dalla realtà che diviene sempre più tecnologica”.

I giovani ballerini tutti italiani, compresa una pesarese, a debutto nel suo teatro, sono entrati profondamente nei ruoli indicati da Astolfi, sedotto in poche ore dalla musica rossiniana.

– Maestro Astolfi è stato difficile trovare tutti gli aspetti rossiniani per riportarli nella danza?

“Fare una operazione di questo genere sarebbe stato impossibile, anche perché per quanto la danza possa e per quanto il movimento sia un altro aspetto del suono, la materializzazione della musica, quello che Rossini ha saputo creare nella sua vita, credo non si possa rappresentare per intero.

La figura di un inquilino, un personaggio antropomorfo si aggirava nel suo letto, durante le notti inquiete di Rossini, che appariva e scompariva. Uno degli elementi fondamentali nella mia danza omaggio a Rossini è il tema del sogno. Il sogno scandisce il tempo dei disagi, delle turbe psichiche del maestro,delle sue lunghe depressioni. La figura nera che apre e chiude lo spettacolo è la paura della morte che Rossini, ma anche per noi, che viviamo a maggior ragione in una società globale e consumistica, rappresenta un tabu’, un valore/disvalore, con cui però dobbiamo fare i conti”.

– Come adattare la musica di Rossini con la danza contemporanea?

“La musica di Rossini è estrema. Il segno di una forza e di una energia superiore, e ho volutamente cercato di creare una danza estrema, carica di energia, di vitalità, di incontri ve di seduzioni. Ho pensato per lungo tempo come si poteva tradurre in movimento la sua genialità compositiva. Non ho sentito di lavorare su un’astrazione, ho cercato e ho sentito come raccontare la vibrazione della sua musica: mi sono letteralmente lasciato trasportare, ed è stata un’esperienza unica”.

(Le foto sono di Marta Fossa)

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