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Presentata alla Bit la nuova campagna promozionale delle Marche

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MILANO – Se per  Andrea Boccelli sono “sentimenti genuini e potenti“ che lo legano alle Marche, ”terra intrisa di cultura, musica e bellezza”, Dante Ferretti per creare i suoi scenari onirici ha un segreto: trovare ispirazione nel “sogno in cui è nato”, per Diego della Valle che vive in giro per il mondo le Marche sono “casa”. Sono solo alcuni dei 25 testimonial/ambasciatori delle Marche che hanno prestato gratuitamente la loro immagine per due anni per promuovere la nostra regione attraverso la nuova campagna promozionale “ViviAmo le Marche”.  Un progetto ideato da Maurizio Capponi che nasce con un obiettivo ambizioso: fondere in un’unica campagna di comunicazione le eccellenze umane, culturali, artistiche, architettoniche, paesaggistiche, enogastronomiche, sportive, economiche della nostra regione. Come tutte le nuove idee anche questa è al contempo semplice e visionaria, di facile lettura, immediata nella decodifica del messaggio: venticinque immagini emblematiche della nostra regione per altrettante personalità importanti, volti noti e di diversa estrazione, distanti negli anni e vicinissime nello spirito, nella creatività, nella passione, nell’impegno, nel saper fare. Hanno aderito tutti con grande generosità; hanno colto il momento straordinario, hanno condiviso i contenuti del progetto nato in un momento difficile per la nostra regione. Il ringraziamento va dunque anche a  Giancarlo Basili; Emanuele Birarelli; Cesare Bocci  e  Daniela Spada; Moreno Cedroni; Maurizio Compagnoni; Jury Chechi; Chiara Daraio; Elisa Di Francisca; Juan Diego Florez; Raphael Gualazzi; Roberto Mancini; Neri Marcorè; Mario Martone; Lucia Mascino; Antonio Paolucci; Tullio Pericoli; Giuseppe Piccioni; Vittorio Sgarbi; Giampiero Solari; Gianmarco Tamberi; Mauro Uliassi; Elda, Donatella, Simonetta, Orietta Varnelli. Tutti hanno qualcosa da trasmettere per invitare a conoscere, ad amare e a vivere le Marche.

“La presenza e la disponibilità – ha detto l’assessore regionale al Turismo-Cultura, Moreno Pieroni – di marchigiani che con il loro prestigio trasmettono la qualità della nostra regione si evolverà poi in un progetto più globale che comprenderà le donne e gli uomini delle Marche che con i loro piccoli e grandi successi, saranno il simbolo di una vitalità che unisce i giovani e i meno giovani per confermare quel plus valore caratterizzante le Marche: saper coniugare tradizione e innovazione, passione e laboriosità.” Le Marche hanno il senso innato dell’accoglienza; la vocazione turistica non stravolge  il senso identitario e di qualità della vita che ci distingue e che ci porta ad essere una delle popolazioni più longeve del mondo. La centralità del concept della campagna è tutta nella parola d’ordine (non è un caso che venga  definita così): ViviAmo le Marche. Tre contenuti, un solo messaggio, un solo “prodotto”: le Marche. Invitare a viverle, Dichiararle il proprio amore e viverle insieme. Questa campagna vuole raggiungere un secondo scopo, non secondario e che collega idealmente  tutti i paesaggi, le piazze, le opere d’arte ravvicinandoli come espressione e simbolo  di un patrimonio comune da conservare e valorizzare.

“LA VOGLIA DI RICOMINCIARE”

La seconda giornata della BIT a FieraMilancocity si è aperta nello stand regionale con una tavola rotonda dal titolo “Voglia di ricominciare”, una riflessione a più voci sul tema del post sisma e del rilancio dei territori. A moderare il vivace dibattito il professor Aldo Bonomi, sociologo direttore di AAster Milano che ha lanciato alcuni spunti interroganti. Dalla necessità “di sollevare la polvere da sotto il tappeto e parlare di quello che è successo, rovesciando il paradigma del nascondere il dramma per capire come entra nel percorso dell’economia della modernità,  il turismo. Una sociologia delle macerie da cui partire per un’idea di futuro – ha detto – avendo coscienza dei luogo e del senso di comunità, dove plurale non significa differenza ma sistema unico tenendo insieme ben saldi mare collina e montagna. Occorrerà farlo – ha detto Bonomi – mobilitando le migliori energie, dalle istituzioni agli Atenei, chiamando a raccolta gli attori del territorio e creare una metamorfosi del turismo”. L’assessore regionale al Turismo, Moreno Pieroni ha condiviso la necessità di non nascondere il terremoto “convinti che le Marche hanno una grande forza per ripartire. La Regione – ha sottolineato – condivide e promuove l’esigenza di una mobilitazione collettiva, aprendo a tutti gli spunti e ai soggetti che possono portare contributi di qualità. Il turismo – ha aggiunto – stava cambiando già prima del terremoto ma ora l’evoluzione degli eventi può far cambiare orientamenti e potenzialità progettuali. La chiara volontà è quella di tenere insieme i territori mare, collina e montagna come valori interattivi e imprescindibili l’uno dall’altro. Il messaggio importante è che le Marche sono e restano un sistema unico e non parcellizzato”. Per Monteverde  vicesindaco di Macerata e assessore alla cultura “lo spavento del terremoto ha prodotto la consapevolezza di una vitalità inusitata, riscoprendo la vivacità e il fermento culturale ma soprattutto la consapevolezza del patrimonio culturale e della sua bellezza. Essendoci nati in mezzo alla bellezza – ha ironizzato – la diamo per scontata, il terremoto ci ha permesso paradossalmente di apprezzarla di più per il timore di perderla. Un altro aspetto è l’incontro per obiettivi concreti tra i diversi comuni in un’ottica di strategie di rete operativa  come sarà il progetto MAMA della marca maceratese”. Il rettore dell’Università di Camerino, Flavio Corradini ha invitato non solo a vivere “ma a godere le Marche perché sono un territorio bellissimo”. C’è spazio anche per un nuovo paesaggio, ricostruendo secondo metodi e strumenti innovativi e tecnologicamente avanzati per assicurare sicurezza e tranquillità. Non possiamo ricostruire negli stessi modi di 700 o 800 anni fa per far ricrollare gli edifici ma solo tenendo presente un criterio di rispetto del passato. Si può fare con parametri di rispetto della storia ma con metodiche da futuro. Così si creeranno flussi turistici che avranno come curiosità quella di vedere come sono stati ricostruiti bene quel luoghi”. Anche per il sindaco di Amandola, Adolfo Marinangeli “la lezione del terremoto è stata quella di far rinnamorare dei propri luoghi, di continuare a vedere le mura medievali o le cappelle carolingie con gli occhi di un turista per creare nuova attrattività. Ben venga anche il turismo di solidarietà se serve a bucare le barriere della comunicazione sui Sibillini, a renderli sempre più visibili“.  Anche Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola ha parlato di “necessità di avere coscienza di luogo e di ruolo sugli scenari futuri”. “ Il terremoto è stato un processo  d’urto che ha accelerato dinamiche demografiche e sociali che stavano già andando verso una regressione. Ma non possiamo pensare a nuovi scenari rimettendo indietro le lancette e creare duplicazioni di ciò che è stato. La sfida è pensare a spazi nuovi, è un ritorno al futuro  dotando il sistema degli Appennini, non area interna, ma terra di mezzo di nuove geografie economiche ed europee  di servizi avanzati  secondo una  missione progettuale, in modo che si possa promuovere prima che un turismo di fruizione, un turismo di missione per partecipare e sentirsi protagonisti di un progetto globale”. Daniela Tisi della rete museale dei Sibillini ha sottolineato “la necessità di fare del terremoto un’opportunità e già la riappropriazione della identità culturale ne è espressione concreta”.

Maurizio Tosoroni operatore turistico e del consorzi Frasassi sottolineando la necessità di tenere uniti i territori ha detto che c’è bisogno più di Marca e meno di Marche e di progetti che coinvolgano Scuola, Imprese e associazioni della Cultura. (ad’e)

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