Grottammare ha reso omaggio al poeta-sindaco Pio Salvi
Grottammare ha reso omaggio al poeta-sindaco Pio Salvi
GROTTAMMARE – La città ha reso omaggio a Pio Salvi, sindaco dal 1922 al 1928, avvocato e apprezzato poeta dialettale.
L’occasione è legata all’iniziativa della nipote Flora Salvi, che ha dato alle stampe una raccolta di poesie del nonno e le ha presentate in via Cavour, 1 presso Palazzo Fenili (sede della locale stazione dei Carabinieri), dove visse la famiglia Salvi e dove è stata inaugurata una targa commemorativa, realizzata dallo scultore Francesco Santori su iniziativa dell’Amministrazione comunale.
“Il passato di Grottammare va tramandato al futuro – ha affermato la signora Flora Salvi nel corso della presentazione dell’iniziativa – . Questa non è solo una località Bandiera Blu ma un luogo che ha un’anima e che io ho scoperto con la pubblicazione di questo libretto di poesie. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato all’iniziativa ed in particolare Mario Petrelli, che con la sua voce ci ricorderà mio nonno attraverso la lettura delle sue poesie”.
“Aria, sole e mare… Versi a Grottammare” è il titolo della cerimonia, nel corso della quale, appunto, si è tenuto anche un recital di poesie contenute nella pubblicazione con interventi di Flora Salvi e di Mario Petrelli.
“Se c’è un dovere delle amministrazioni locali è proprio quello di estrarre dall’oblio persone come Pio Salvi, che resterebbero solo appannaggio deli studiosi di storia e lontano dal grande pubblico – ha dichiarato il sindaco Enrico Piergallini motivando il pieno coinvolgimento dell’amministrazione comunale – Sono questi i modelli che ci piace proporre e sui quali costruire un percorso di vita”.
Entrando nel merito dell’opera scultorea che andrà a suggellare il ricordo di Pio Salvi, lo scultore Francesco Santori ha voluto sottolineare anche la bellezza di una personalità che ha conosciuto attraverso i versi: “Un lavoro interessante perché questo poeta non lo conoscevo – ha commentato –ed è stato bello scolpire e intervallare l’opera con la lettura delle sue poesie” .
La targa (misure 100x50cm) è realizzata in pietra della Maiella ed è stata affissa su una parete esterna di Palazzo Fenili, lato via Cavour. Vi sono rappresentati il volto di Pio Salvi e un ramo di arancio, a ricordare l’impegno profuso nella riapertura (seppur breve) del Teatro dell’Arancio nel 1908, che egli stesso suggellò con i versi di “Lu Meraronge”.
PIO SALVI
(1883-1958)
Pio Salvi è nato a Grottammare il 4 Aprile 1883 da Federico e Dina Neroni.
Ha studiato a Grottammare nel Collegio-Convitto Peretti a Santa Maria ai Monti e a Fermo, dove ha conseguito la maturità nel Liceo Classico Annibal Caro.
Si è laureato il 7 luglio 1910 in Giurisprudenza, presso l’Università di Macerata ed ha esercitato a lungo la professione di avvocato.
Ha iniziato da giovane a comporre versi in lingua e in dialetto con grande facilità in varie circostanze, riunioni conviviali, feste familiari, patriottiche e paesane, anche improvvisando discorsi e versi d’occasione, prendendo spunto da usi e tradizioni della vita locale.
Ha avuto scambi epistolari con il Prf. Giovanni Crocioni, suo ammiratore, che lo cita nei suoi volumi su “Le Marche” e “La poesia dialettale marchigiana”.
Ha partecipato a numerosi convegni di poesia dialettale, tra cui “Il secondo Convegno dialettale Marchigiano indetto dal periodico “Il Birichino di Jesi” a Falconara Marittima, il 15 agosto 1908” e ai raduni della Fiera della Pesca di Ancona, diffondendo ovunque l’armonia del dialetto di Grottammare.
E’ stato corrispondente di quotidiani, quali “Il Piccolo e “Il Giornale d’Italia” e ha collaborato durante la stagione estiva con scritti nella cronaca di diversi giornali umoristici locali, tra cui nel 1905, “La Medusa” e nel 1909 “La Pillola”, del quale nel 1910 è stato gerente responsabile.
Ecco come proprio su “La Medusa” del 27/08/1905 viene descritto, insieme a altri nell’ “Elenco de’ giovani maritabili” di Grottammare loro note informative:
…Sig. Pio Salvi fratello germano del summentovato (Nino Salvi) è da questi affatto dissimile. Idealista della più pura acqua, poeta passionale; sovente cade in deliqui e si rammollisce. Soffre mal di cuore…. Circa le sue qualità maritali non possiamo, per ora, formulare alcun giudizio”.
Nel 1909 ha pubblicato “Versi in Dialetto Grottammarese”, un “opuscolo” di poesie, come da lui stesso definito, che riscosse un notevole successo e ne ha composte in seguito molte altre, conservate inedite.
Ha sposato la N.D. Flora Fenili, maestra elementare per quarant’anni di generazioni di grottesi, da cui ha avuto cinque figli: Pio, Marcella, Dino, Francesca e Carlo. Lei ha ispirato tanti suoi versi come quelli che seguono composti nel 1908:
Senza…
Te non vedendo… L’anima s’accora
Fa ch’io ti veggia sempre e …t’ami tanto!
Te non baciando… il labbro mio scolora
Fa che io ti baci e… sogni a te daccanto
Te non avendo… il corpo mio si sfiora! …
Che tu sia mia… mia… mia… ancora…
E nella gioia mi sia dolce il pianto!!…
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Insieme a Lei ha fatto sì che si arrivasse alla riapertura del Teatro dell’Arancio, posto sopra le logge di Piazza Peretti e in quella occasione ha composto e recitato il famoso monologo “Lu Merarange”.
Ha combattuto nella prima guerra mondiale ed ha avuto nella seconda tutti e tre i figli sotto le armi, cosa che ha inciso fortemente sul suo spirito.
E’ stato Sindaco di Grottammare, dal 1922 al 1928, come già suo padre Federico, dedicandosi con grande entusiasmo al suo amato paese, dando impulso alla costruzione dell’acquedotto, della strada intercomunale del Tesino, alla trasformazione della pescheria in mercato coperto e tante altre iniziative, volte allo sviluppo sociale ed infrastrutturale di Grottammare. Tra queste, Il 6 luglio 1925, essendo a capo dell’Amministrazione Comunale, ha caldamente invitato e accolto il Principe Ereditario Umberto di Savoia, in visita a Grottammare.
Nell’autunno del 1957 ha partecipato ad uno spettacolo televisivo, dove ha recitato, applauditissimo, i suoi più recenti versi dialettali inediti.
E’ morto nel 1958, stroncato da un’improvvisa malattia, lasciando un vuoto tra i suoi cari, gli amici e i compaesani che lo stimavano.
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Così lo ricorda Mario Petrelli, molti anni dopo nel 1986, nella poesia: “Da un sogno… i personaggi”:
…..
PIO SALVI: vastò nucchiosu, àtu de statùre,
cciacchì mbù de dialete: “I’ so Pio:
Lu mòre còlmu è nnò spionòture,
che vuje ciòche de rvedallu, ìo”
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