CRONACAIN PRIMO PIANOMARCHE

Troppi problemi, nelle carceri marchigiane la situazione è diventata insostenibile

Troppi problemi, nelle carceri marchigiane la situazione è diventata insostenibile

Troppi problemi, nelle carceri marchigiane la situazione è diventata insostenibile

Un incontro sulle vecchie e nuove criticità per la polizia penitenziaria promosso dal Garante dei diritti, Andrea Nobili, per fare il punto sulla situazione all’interno degli istituti. All’iniziativa hanno partecipato i rappresentanti sindacali, ed i consiglieri regionali Elena Leonardi e Gianni Maggi. Carcere di Barcaglione: fallimento di un progetto

Troppi problemi, nelle carceri marchigiane la situazione è diventata insostenibile

ANCONA – Organici che non rispondono alle esigenze dei diversi istituti penitenziari, necessità di nuove attività trattamentali, rapporti con i detenuti e tutela dei loro diritti. Fino agli episodi come quello dei giorni scorsi a Villa Fastiggi di Pesaro, con la rivolta di un gruppo di nordafricani. La punta dell’iceberg di una situazione complessa, presa in esame nel corso dell’incontro promosso dal Garante dei diritti, Andrea Nobili, al quale sono stati chiamati a partecipare i rappresentati delle organizzazioni sindacali ed i consiglieri regionali.

“Quando interpreto il ruolo di Garante dei detenuti – ha sottolineato Nobili –  ho ben chiaro che è indispensabile avere una visone complessiva del sistema penitenziario. Sembrava fossimo usciti da una fase emergenziale, ma dobbiamo constatare che il sovraffollamento torna a presentarsi, anche se in forme molto più contenute rispetto ad altre regioni italiane. Ecco allora che il lavoro della polizia penitenziaria diventa fondamentale, anche per arginare episodi come quello di Villa Fastiggi a Pesaro, che senza un pronto intervento avrebbe potuto avere conseguenze più gravi. Ribadisco che in quella circostanza sono state messe in campo una grande sensibilità e  un’altrettante  significativa professionalità”.

A fare il punto della situazione Nicandro Silvestri (Sappe), Maurizio Gabucci (Fns – Cisl) , Gianluigi Irmici (Cgil – Pp)  ed Antonio Mottola (Osapp), presenti i consiglieri regionali Gianni Maggi ed Elena Leonardi.

Nel corso del dibattito le organizzazioni sindacali hanno evidenziato le criticità che gli agenti di polizia penitenziaria incontrano nel loro lavoro quotidiano,  nell’ambito del quale viene contemplata una molteplicità di mansioni sui versanti della sicurezza, del trattamento e del percorso di reinserimento dei detenuti.

Tra i problemi posti al centro dell’attenzione, l’organizzazione interna dell’intero sistema; l’assenza di progettualità;  l’attuale mancanza, in alcune sedi, di dirigenti, operatori ed educatori; l’unificazione dei due plessi di Montacuto e Barcaglione che non è ancora stata perfezionata sul versante operativo; la situazione determinatasi dopo la chiusura del carcere di Camerino per i problemi derivati dal terremoto; la marginalizzazione del territorio nell’ambito dell’articolazione amministrativa del Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria.

Sul tappeto, inoltre, il divario tra gli agenti assegnati e quelli effettivamente in servizio, i mutamenti in atto nella composizione della stessa popolazione carceraria e le difficoltà che vengono incontrate per quanto riguarda la messa in essere delle attività trattamentali; le condizioni strutturali degli istituti, i carichi di stress psicologico non adeguatamente supportati.

“Si tratta di un sistema molto complesso – ha evidenziato Elena Leonardi – che va ad incontrare nuove difficoltà anche per la nuova impostazione data alle carceri su base nazionale. Ritengo che la nostra attenzione sia stata sempre alta e che vada, comunque,  rafforzata attraverso uno scambio continuo di informazioni, che ci permetta d’intervenire in base alle possibilità che andremo a verificare”. Secondo Gianni Maggi “occorre una presa di posizione più incisiva soprattutto per quanto riguarda le responsabilità gestionali e l’applicazione pratica delle previsioni che, troppo spesso restano solo belle parole sulla carta”.

Da parte del Garante l’impegno ad affrontare, in modo sistematico e per quanto di sua competenza, le diverse criticità, attraverso un percorso da costruire con il contributo di tutti i soggetti direttamente interessati.

Annunciata anche una lettera al Dipartimento competente del Ministero di Giustizia  per far presenti alcune questioni specifiche e prospettata la possibilità di organizzare, anche con la collaborazione del Consiglio regionale, un evento pubblico che accenda un riflettore sull’attuale stato degli istituti penitenziari marchigiani.

“La situazione nelle carceri – afferma il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Gianni Maggi – è quella classica “all’italiana”. Accanto alla cronica carenza di personale le riforme, ad esempio quella della “vigilanza dinamica” che prevedeva per i detenuti attività lavorative e formative, non si concretizza perché nessuno progetta queste attività. 
Gli istituti penitenziari delle Marche sono abbandonati a se stessi: Fossombrone non ha il direttore, il personale di Camerino, dopo il terremoto, aspetta di sapere che fine farà, Pesaro ha gravi problemi di sicurezza e a Montacuto, con l’ampliamento dei reparti, arrivano gli “indesiderati” di tutti gli altri carceri italiani.
“Ma il fondo – aggiunge Gianni Maggi –  si tocca a Barcaglione, un carcere di custodia attenuata modello in Italia, dotato di orto sociale con oliveto e serra, reparto per la produzione di miele, e un agronomo a disposizione. Le attività sono sospese perché non ci sono agenti che accompagnano i detenuti e spesso non c’è neppure qualcuno che vada ad annaffiare l’orto.
“E’ finito il tempo che il trasferimento a Barcaglione era ambito, ora nessuno ci vuole più andare perché il fiore all’occhiello delle carceri italiane si è seccato e il progetto è fallito miseramente. Immagino che qualcuno dirà che con tutti i problemi che abbiamo preoccuparsi di chi ha infranto la legge e vive a spese dello Stato non sia una priorità, ma il grado di civiltà di una nazione – conclude Gianni Maggi – si misura anche dal suo sistema carcerario e dalle condizioni che riserva a chi lavora dentro le carceri”.

 

Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.altrogiornalemarche.it