Monica Casadei: “A marzo per le celebrazioni di Rossini stupirò con il Barbiere di Siviglia”
Monica Casadei: “A marzo per le celebrazioni di Rossini stupirò con il Barbiere di Siviglia”
di PAOLO MONTANARI
PESARO – “Il prossimo anno, a marzo per le celebrazioni del 150 esimo dalla nascita di Rossini,stupirò soprattutto i pesaresi, che sono venuti numerosi questa sera a Rocca Costanza per Traviata, con il Barbiere di Siviglia, l’opera più conosciuta del cigno di Pesaro”. Così si presenta la coreografa Monica Casadei, al termine di una grande Traviata di Giuseppe Verdi, presentata nel grande cortile di Rocca Costanza. Uno spettacolo nello spettacolo. Un esempio perfetto di quando la musica si coniuga alla danza. Ma veniamo all’interessante anticipazione di Monica Casadei. “Il Barbiere di Siviglia sarà la prima opera rossiniana che allestirò,e dalla lettura del libretto e della musica ho già ideato la presenza dei personaggi principali dell’opera: conte d’Almaviva, Figaro,Rosina, Bartolo, in chiave moderna, vestiti come noi, con tutte le fobie psicologiche presenti nella nostra società. Li troveremo in un grande studio di uno psicanalista, a raccontare le loro paure e fragilità. Poi in un contesto di problem solving, il factotum Figaro, cercherà con una abilità scenica-motoria, tipica della danza moderna, di riportare tutti i personaggi, compresi altri ballerini provenienti dalle scuole di danza di Pesaro e artisti locali, nella realtà storico ambientale del Barbiere di Siviglia, quel contesto seicentesco spagnolo, che fa da sfondo all’opera comica. E con loro vi sarà una metamorfosi dei costumi . Ad esempio la figura di Rosina sarà caricata enormemente nella bipolarità di donna vittima e donna vipera che saprà vendicarsi dei soprusi del tutore.”
Maestro Casadei parliamo invece di Traviata, che ha aperto un progetto verdiano già di successo e che appunto si sta allargando ad altri capolavori di altri autori nel mondo della lirica.
“Ho concepito la Traviata, analizzando come in un montaggio fotografico, le varie Violette che si succedono nel libretto di Piave, ripreso dal grande romanzo La signora delle camelie di Dumas figlio e ovviamente ho fatto una selezione di musiche tratte dall’opera di Verdi. Violetta è contro tutti. E’ al centro di una società maschilista espressa da un coro in nero. Gli aspetti della donna romantica,disprezzata, malata, pensiamo a quel passaggio di una Violetta quasi nuda e scarnificata, in cui la tisi sta portando via la sua bellezza. E questo proposito voglio ringraziare il mio gruppo di danza, Artemis e per la drammaturgia musicale Alessandro Taverna e elaborazione musicale Luca Vianini, che sono entrati nel dramma di Violetta, donna sempre più sola, che si scontra con l’aristocratico Giorgio Germont, padre di Alfredo, che le toglie l’unico spiraglio alla vita, l’amore puro, che solo una prostituta come lei, può sentire. Se Violetta e Germont sono i veri due protagonisti dello spettacolo, Alfredo è un personaggio di meno spessore, schiacciato dalle azioni del padre e diviene anche per vigliaccheria parte del coro, la società che giudica, i pregiudizi collettivi. La parola che domina è TARDI. Una espressione che risuona come campana a morte. Perché nulla può essere recuperato. Per questo motivo il melodramma verdiano è di una modernità e attualità sorprendente. L’alternarsi dei vestiti di Violetta, abito rosso, cioé danza con il cuore che non può che grondare il sangue, che è la tisi ma anche la ferita interiore da cui non c’è scampo. E’ ciò che vuole la società, che non ti dà scampo. E allora ho voluto far terminare questa Traviata con una visione in bianco e nero, sposato dal rosso e dal dolore. Amami Alfredo si ascolta in un mix musicale ridondante di tante edizioni celebri e soprattutto il riecheggiare vocale di una grande Maria Callas. Una invocazione che è un grido di morte collettivo e anche della vittima sacrificale Violetta Valery.”
E’ stata significativa prima dello spettacolo la lettura di testimonianze di donne che frequentano il centro anti violenza di Pesaro, presentate dalla responsabile del centro, Gabriella Guerra. “Vi sono tante situazioni spesso difficili, tante Violette contemporanee, che noi assorbiamo con il nostro aiuto e poi cerchiamo di rimetterle nella società”, ha sottolineato la Guerra.
Il tema del corpo a corpo, è una costante del suo percorso coreografico nel tempo, Monica Casadei?
“Direi proprio di sì, perché fin dalle mie prime esperienze parigine con i coreografi Pierre Doussaint e Isabelle Doubouloz, ho imparato come la danza vive nella conflittualità dei corpi. Quando nel 1994 fondo in Francia la Compagnia Artemis Danza, con cui mi trasferisco in Italia, ho sempre tenuto costante questo insegnamento e Traviata è uno dei miei punti di riferimento: Traviata sotto la regia di Rosetta Cucchi e poi di Giuseppe Bertolucci. E poi inzia un percorso verdiano che va da Aida, Rigoletto e al tenebroso Macbeth per la regia di Dominique Pitoiset. Insomma il mondo della lirica e la danza mi hanno sempre affascinato. Ovviamente la mia cultura cosmopolita mi ha portato ad affrontare il mondo della danza anche nell’incontro con altre culture, come un progetto di residenze artistiche e tournée della Compagnia all’estero (Brasile, Cuba, Messico,India, Turchia, Vietnam, Corea,Giappone, Africa ed altri posti nel mondo, dando vita a spettacoli e laboratori. Poi il ritorno a Parma per il Progetto Verdi e per il bicentenario di Verdi e Wagner, una prestigiosa commissione del Teatro stabile di Bologna, “La Doppia Notte, Aida e Tristan”, accompagnata dal vivo dall’orchestra del teatro comunale di Bologna, sulle musiche di Verdi e Wagner”.
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