PESARO / Il direttore artistico del Rof Ernesto Palacio anticipa i programmi dell’edizione 2018 del Festival
PESARO / Il direttore artistico del Rof Ernesto Palacio anticipa i programmi dell’edizione 2018 del Festival
di PAOLO MONTANARI
PESARO – Il Rossini Opera Festival edizione 2018 entusiasmerà i pesaresi e i tanti amanti della musica rossiniana nel mondo, con nuove produzioni: Ricciardo e Zoraide con il ritorno del grande tenore Juan Diego Florez. A queste opere si aggiungerà il Barbiere di Siviglia di Luca Ronconi . Il Festival si chiuderà con la Petite Messe Solennelle al teatro Rossini che verrà trasmessa in diretta anche in Piazza del Popolo, per i 150 anni dalla morte di Rossini e il bicentenario del teatro Rossini”.
Le anticipazioni del Rof 2018, data delle celebrazioni rossiniane, sono del direttore artistico del Rof, Ernesto Palacio, grande tenore lirico che a 52 anni ha messo da parte il suo ruolo di protagonista nel mondo della lirica, dove ha cantato fra l’altro con la Valentini Terrani, Marilyn Horne, con un repertorio lirico portato in tutti i principali teatri del mondo, per divenire procuratore di Florez.
“In realtà avevo già scoperto vari talenti che venivano dall’anonimato: Daniela Barcellona, Juan Diego Florez e Ildar Abdrazakov, sottolinea Palacio, ma la colpa di diventare procuratore è di Florez, mentre lo stavo preparando in America. Il mio giovane allievo Juan Diego rimase entusiasta e mi chiese di seguirlo in toto nella sua carriera artistica. Io accettai e da allora sono divenuto il padre artistico e agente di grandi talenti come il direttore d’orchestra Riccardo Frizza, che quest’anno dirigerà al Macerata Opera Festival e al Metropolitan di New York, il direttore d’orchestra Michele Mariotti, il miglior direttore della sua generazione”.
Maestro Palacio, Lei quest’anno ha preso l’eredità di Alberto Zedda, per la guida dell’Accademia Rossiniana. Che giudizio e quali emozioni ha vissuto per questo prestigioso incarico?
” Una grande responsabilità perché io cantante lirico ho dovuto sostituire un musicologo,direttore d’orchestra e studioso, quale Alberto Zedda. Abbiamo fatto audizioni a più di 300 persone provenienti da molte parti del mondo, e di questi molti erano scadenti. Anche quando dirigeva l’Accademia Alberto Zedda, succedeva la stessa cosa e lui nelle sue relazioni individuali annotava spesso i giudizi negativi. Occorre dunque cambiare metodo per inserirsi in Accademia. Succede e questo lo dico con molta amarezza, che in Italia, patria del bel canto, gli aspiranti cantanti italiani ma anche spesso provenienti da paesi orientali, pensano che basti avere la voce, mentre la preparazione musicale che hanno gli americani e i russi, che è superlativa, fa sostanzialmente la differenza artistica e vocale. ”
C’è anche chi da la colpa alla riforma dei conservatori italiani, che in seguito alla Riforma,inseriscono nei loro canali ragazzi dai vari ordini di studi.
“Non voglio entrare in una vecchia polemica, dico che la responsabilità l’hanno gli studenti e i loro genitori che li sostengono, quando non capiscono che è fondamentale la preparazione musicale che si associa alla cultura musicale”.
Maestro, veniamo alla edizione del Rof 2017. A pochi giorni dall’inaugurazione che cosa ci può dire?
” I tre titoli in cartellone sono stati eseguiti solo per la seconda volta al Rof e ribadisco non sono opere minori ai capolavori rossiniani come Il Barbiere, Mosè in Egitto e Guillaume Tell. Le Siège de Corinthe tragedie lyrique in tre atti, con il progetto definirei rivoluzionario e sperimentale de La Fura dels Baus e l’attenta ed esperta direzione d’orchestra di Roberto Abbado, avrà in scena ben 73 coristi, del Teatro Ventidio Basso, e assistiamo anche a difficoltà sceniche proprio per la grande mole di personaggi primari e secondari. Le Siège è una nuova produzione con l’edizione critica della Fondazione Rossini e pertanto sarà una versione più lunga (nuova edizione), con molta più musica. Le Siège sarà la vera novità in programma, ma non dimentichiamoci il ritorno dopo 15 anni del maestro Pier Luigi Pizzi, che farà un riallestimento della sua produzione del 2002 de La Pietra del Paragone, melodramma giocoso in due atti. In cui pur mantenendo in parte i canoni scenografici del 2002, darà un nuovo esprit all’opera rossiniana. Poi un altro grande regista del cinema e del teatro italiano, Mario Martone con Torvaldo e Dorliska e che riprenderà la sua produzione del 2006.”
A proposito di regie, nei giorni scorsi il critico d’arte Vittorio Sgarbi, nelle sue affabulazioni inserite nelle sue belle lezioni sull’arte, ha condannato severamente le regie moderne, di cui anche festival internazionali, spesso fanno a gara per accaparrarsele. Cosa ne pensa?
“Sgarbi ha totalmente ragione se la regia ammazza la musica. Nessun direttore artistico chiede di avere nel proprio cartellone un regista per distruggere l’opera. Comprendo che di fronte a regie innovative spesso il pubblico si divide. Ma il direttore artistico una volta scelto il regista e il suo progetto, non può poi assumersi altre responsabilità”.
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