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Il “Lunario dei desideri” una bella antologia curata da Vincenzo Guarracino con tante riflessioni sull’amore

Il “Lunario dei desideri” una bella antologia curata da Vincenzo Guarracino con tante riflessioni sull’amore

di TIBERIO CRIVELLARO

Cosa c’è di “infinito” nella vita? A questa domanda ci si potrebbe aspettare le più disparate congetture soprattutto nell’ambito scientifico. Invece, in questo caso il dilemma riguarda l’Amore, tema universale. Da millenni l’uomo cerca una “risposta certa”. L’amore, un sofisma, una perfezione solo idealizzata? O una immaginaria dimensione? Nessuno ha la verità in tasca, tuttavia la scrittura continua a giocarsi nella scena; in (Acerba cinis) che i “quattro venti” scompigliano. Tuttavia, forse resta la miglior condizione per procedere, a intenderne il senso apparentemente semplice, ma quanto mai complesso e cangiante come un prisma in movimento.

Nella per- petuazione di tale idea oggettiva del termine qui sviscerato, in “Lunario dei desideri”, antologia fresca di stampa curata da Vincenzo Guarracino (Di Felice Edizioni, Martinsicura, 2019, TE) egli ci rivela nuove e inedite esegesi prendendo in considerazione anche i saggi di Freud e Lacan che hanno provato, a suo tempo, a elaborare la questione. Attraversando questo intreccio, il curatore “spreme il limone” ben oltre la sua precedente Antologia “L’amore dalla A alla Z” (Puntoacapo Edizioni) . In quest’ultima cifra, Guarracino, con un’ampia prefazione ci fornisce una “processione” di citazioni che avvalorano il suo intento.

Guarracino, giustamente, si serve dell’etimologia del significato (o significante?) “amore” per astrarre fuori dai luoghi comuni. Senza occuparsi di certe “alchimie”, il curatore va oltre, ben considerando (da gran latinista qual è) i poeti classici a partire da Plauto, Seneca,  Catullo e altri ancora che si sono spinti ai significanti oltre che alla derivazione. A tal proposito,  il termine “amore”  etimologicamente è anche legato all’accademico “Amaru”: conoscere. Il “verbo” amore (precisato anche dall’Isidoro, vescovo di Siviglia), implica più l’aspetto emotivo, nonché morale con un forte coinvolgimento dei sensi (“Dilectio carnalis”, cioè attrazione sessuale), la parte, insomma, più istintuale dell’umano, (Humanum amare est) come sosteneva Plauto nel suo “Mercator”.

L’etimologia ci suggerisce anche una relazione con A-mors: abbattimento della morte. Ė bene rilevare che, grazie ad esso, la vita si trasformi e appaia più vivibile come diceva Seneca (“Si vis amari, ama”), e Agostino, col suo postulato: “Dilige et quod vis fac”. Il termine “desiderium”, cioè “de-sidere”, da stella, evocata da Eminescu nel suo celebre poemetto “Luceafarul”,va a designare un moto di domanda e attesa dove taluni credono al destino optando per le stelle più convenienti, rassicuranti. L’assoluta rilevanza, invece, per significato e numero di carmi, la figura di Lesbia, all’interno di “liber”, impone una puntualizzazione sulla storia e la supposta identità della donna che lo assume. Ma chi era Lesbia? Era una donna emancipata piena di fascino (da una testimonianza di Apuleio) e amante della vita mondana.  Lesbia (pseudonimo di Clodia) incarna agli occhi dei contemporanei una donna disinvolta, peccaminosa, al limite della risolutezza.

Non c’è da sorprendersi se Catullo, più giovane di lei, se ne fosse perdutamente innamorato. Riepilogando, nel “liber”, l’amore si configura come un’esperienza esaltante, ma anche tormentosa in tutta la sua vasta gamma: innamoramento, delusione, sospetto, fino al disprezzo, all’odio. Odio che, nei confronti dell’amour vissuto pienamente con sincerità e onestà a dispetto del suo carattere “illegittimo” configurandosi secondo la morale, (ma in certuni casi nell’immoralità, “stuprum” o “adulterium”) può assumere anche caratteristiche crudeli, sanguinarie, (atti psicotici) . Nei versi dei poeti contemporanei contemplati in questa antologia, la psicanalisi andrebbe  a “nozze”, in quanto il senso dei versi redatti si “lacera” comunque nella ben nota “domanda” di analisi che, se poi praticata, successivamente implica la condizione che ci sia del “transfert”.

Il “bagliore notturno” può diventare insopportabile, se non impossibile nel balletto tra senso e non senso che le parole, o meglio, i discorsi, si tradurrebbero poi in “linguaggio”. Può la poesia far meglio della psicanalisi (la quale valorizza la poesia) attraversando l’avventura di un elemento/i chiave dal “lettino”, dove l’istanza di una lingua Altra lascia in “solitudine”, garanzia di un “lavoro – spesso – onirico” fino alla soluzione “certa” dei “sintomi”? Questo sembra ipotizzare Guarracino, egli stesso poeta, critico, latinista, traduttore e grande studioso del Leopardi. Ora dopo questo lunga ma necessaria introduzione a un tema quanto mai universale, ogni autore (accuratamente scelto) è un caleidoscopio di emozioni. Una “rosa di venti” (Ipsa levi fact volitantem flamine currum). Sono uniche le riflessioni a fronte di Guarracino spiegandone il senso poetico delle poesie antologizzate. Con particolare dovizia e competenza, le sue analisi (in neretto per ogni testo) fungono da preziose chiarificazioni. Non potendo citare tutti i presenti (sono oltre 200 gli autori), segnalo due nuove interessanti autrici mai comparse nelle numerosissime antologie del curatore: Cristina Corradi e Tiziana De Lorenzo.

Altri che mi hanno “intrigato”: i siciliani, quali Nino De Vita, Annitta Di Mineo (di origine catanese), Angelo Maugeri, Mauro Colangelo, Angela Passarello…Tra gli altri : Lino Angiuli, Mauro Baudino, Alberto Bertoni, Corrado Calabrò, Milo de Angelis, Antonietta Dell’Arte, Alessandro Fo, Elio Grasso, Vivian Lamarque, Giorgio Luzzi, Pasquale Maffeo, Valerio Magrelli, Angelo Maugeri, Rino Mele, Giampiero Neri, Giancarlo Pontiggia, Franco Loi, Renato Minore, Massimo Scrìgnoli, Nina Nasilli, Alberto Toni (recentemente scomparso lo scorso 5 aprile), Paolo Valesio, Maria Luisa Vezzali…Anche dove non si parli in modo esplicito di “traduzione”, le poesie d’amore, oggi, si avvalgono ad analogie del passato. Nonostante ciò la poesia sa dove inserire il quid che illumina un testo senza bisogno di prostrarsi tra varianti e grovigli eruditi inscrivendoli come “nuovo” nell’attuale scena linguistica. Per causa di quell’Altra lingua (di cui scrivevo più sopra), la propria, facendo traspirare la così detta “solitudine” lasciandosi risucchiare dalla sua ombra oltre il gioco delle simmetrie o antinomie strutturali proprie di ciascun testo.

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LUNARIO DEI DESIDERI

A cura di VINCENZO GUARRACINO

Di Felice Edizioni

 

 

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