Problemi di liquidità anche per molte imprese della provincia di Pesaro Urbino
Problemi di liquidità anche per molte imprese della provincia di Pesaro Urbino
Secondo il Centro Studi Cna, che ha elaborato i dati Movimprese, il numero delle imprese pesaresi è calato nel primo trimestre 2020 soprattutto per la crisi del commercio e del turismo
PESARO – Liquidità per meno di tre mesi. E’ la drammatica situazione nella quale si trovano almeno due su tre piccole imprese pesaresi su tre. Vuol dire che non riusciranno a salvarsi se l’aiuto dello Stato, attraverso le banche e i Confidi, non arriverà nelle loro tasche entro fine maggio. La situazione più difficile la affrontano le imprese edili, che hanno liquidità per 2,4 mesi mentre le imprese manifatturiere hanno un’autonomia di 2,5 mesi, e gli alberghi e ristoranti arrivano a 2,7 mesi di liquidità. Con la produzione crollata di quasi il 20 per cento nel solo mese di marzo, si profila uno tsunami sul sistema produttivo marchigiano.
“Le avvisaglie della tempesta in arrivo – afferma Moreno Bordoni (nella foto), segretario Cna di Pesaro e Urbino – si sono avute con i dati del primo trimestre dell’anno. Alla fine di marzo le imprese erano diminuite di quasi 360 unità rispetto al 31 dicembre del 2019. In un anno, tra marzo 2019 e marzo 2020, il sistema produttivo in provincia di Pesaro e Urbino ha perso oltre 850 imprese. Per evitare un vero e proprio tracollo della nostra economia sono necessari e urgenti interventi di ristoro e indennizzo a fondo perduto a favore delle imprese più piccole per far fronte ai mancati ricavi nel periodo di chiusura e sostenere i numerosi e onerosi costi fissi, a cominciare dagli affitti”.
La diminuzione del numero di imprese attive tra gennaio e marzo è stata particolarmente intensa nel commercio e nell’ agricoltura; ma è andata male anche per manifatture e costruzioni (328). Anche nei trasporti e nei servizi di alloggio e ristorazione la tendenza alla diminuzione delle imprese si fa sentire. Occorre, d’altra parte, sottolineare che prosegue la tendenza opposta all’aumento del numero di imprese attive per alcuni settori del terziario, tra cui soprattutto attività immobiliari, attività professionali e di consulenza, servizi di supporto alle imprese, attività sportive.
Nelle Marche il calo più consistente si è avuto nella provincia di Macerata (-530) seguita da Ancona (-420) e Pesaro Urbino (-359). Più limitato il saldo negativo ad Ascoli Piceno (-171) e Fermo (-141).
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