La Lega dice no all’introduzione nelle Marche di una tassa sulla ricchezza
La Lega dice no all’introduzione nelle Marche di una tassa sulla ricchezza
ANCONA – “E’ evidente che la mozione sul ‘Nuovo patto sociale’ sia una provocazione pensata con il fine di convogliare il dibattito economico su una posizione puramente ideologica. La sinistra ha sempre e solo una strategia : nuove tasse per colpire chi genera ricchezza e produce lavoro!” ; così ha esordito il consigliere della Lega Marche Mirco Carloni in occasione della discussione in aula della mozione proposta dal Consigliere Giacinti sulla quale la Lega ha votato in modo contrario.
“Dobbiamo liberare dalla maglia delle imposizioni chi vuole generare ricchezza e chi vuole creare occupazione perché sono un valore inestimabile per la ripartenza del nostro paese e non un nemico da combattere, schiacciandolo sotto il peso di una tassazione ingiusta. Diciamo di no – ribadiscono a gran voce i consiglieri della Lega Mirco Carloni, Sandro Zaffiri, Luigi Zura Puntaroni e Marzia Malaigia – ad una mozione che vuole rilanciare un Nuovo Stato Sociale, uno Stato che ha connotazioni a dir poco inquietanti e con cui il Pd non fa che proporre una nuova imposta sulla ricchezza mobiliare ed immobiliare facendo finta di non sapere che la tassazione delle nostre aziende è arrivata a superare il 70 % a differenza di altri paesi che hanno una tassazione corrispondente ad un terzo”
“Introdurre una nuova tassa che colpisce la ricchezza mobiliare e immobiliare in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, significa non aiutare la ricrescita del nostro paese e continuare a criminalizzare chi crea valore. La Lega crede in uno stato sociale che favorisca la produzione di valore e garantisca la produzione che genera occupazione, equità sociale e benessere. Non crediamo – concludono i consiglieri della Lega – al contrario del Pd ad uno sviluppo sociale fatto colpendo la ricchezza, come quello oggi proposto dalla mozione presentata in aula che rappresenta solo l’ennesima manifestazione di un evidente sentimento antindustriale che non ci appartiene”.
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