Maurizio Mangialardi: “Non lascerò la presidenza dell’Anci Marche”
Maurizio Mangialardi: “Non lascerò la presidenza dell’Anci Marche”
“Non è mia abitudine lasciare incompiuti gli impegni che mi sono assunto. Figurarsi poi adesso, dove al centro dell’azione c’è la questione della ricostruzione delle aree marchigiane colpite dal sisma”
ANCONA – “Anche questa mattina, come coordinatore nazionale delle Anci regionali, ho avuto modo di approfondire con i colleghi delle altre regioni i temi del complesso confronto con il governo relativo agli stanziamenti in favore dei Comuni italiani per gestire la drammatica fase post Covid che sta svuotando le casse di tanti enti locali. Oggi l’obiettivo del nostro impegno è ridare alle amministrazioni comunali la possibilità di rimettere al centro delle loro politiche il welfare locale e il sostegno alle attività economiche. È evidente che chi mi chiede per calcolo elettorale di lasciare questo ruolo non si rende conto che ci sono Comuni che dopo aver affrontato in prima linea la crisi sanitaria, si ritrovano oggi nell’impossibilità di chiudere i bilanci e di erogare servizi essenziali”.
“In ogni caso – continua Mangialardi – non è mia abitudine lasciare incompiuti gli impegni che mi sono assunto. Figurarsi poi adesso, dove al centro dell’azione dell’Anci c’è la questione della ricostruzione delle aree marchigiane colpite dal sisma. In questo momento è fondamentale sostenere il delicato impegno del commissario per la ricostruzione Giovanni Legnini e dare continuità all’importante lavoro che abbiamo portato avanti in questi anni insieme ai sindaci del cratere, che ovviamente non voglio lasciare soli”.
“A tal proposito – conclude Mangialardi – chi parla oggi di “modello Genova” arriva tardi e dimostra di conoscere assai poco le Marche. Tale richiesta, infatti, è stata più volte da me avanzata nei tavoli nazionali a cui ho partecipato come presidente Anci, compresi quelli a cui sedevano gli esponenti di governo della Lega. Se quest’ultimi avessero davvero voluto dare risposte alle popolazioni colpite dal terremoto, avrebbero potuto già da tempo realizzare un “modello Marche” anziché chiedere oggi un “modello Genova”. La battaglia per semplificare e sburocratizzare il sistema italiano è un affare serio, non un terreno per boutade elettorali”.
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