Non erano solo canzonette, inaugurata a Pesaro una grande mostra
Non erano solo canzonette, inaugurata a Pesaro una grande mostra
di PAOLO MONTANARI
PESARO – E’ stata inaugurata nel cortile di palazzo Mosca alla presenza del sindaco di Pesaro Matteo Ricci, dell’assessore alla Bellezza Daniele Vimini, del consigliere regionale Andrea Biancani, del presidente camera di commercio regionale Salvatore Giordano, del diretttore QN e Il Resto del Carlino Michele Brambilla, e dei curatori della mostra e del catalogo Gianpaolo Brusini, Giovanni De Luna e Lucio Salvini, la mostra “NOI. Non erano solo canzonette” allestita nei Musei Civici e Museo Nazionale Rossini di Pesaro.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino l’11 ottobre 2020. Dopo aver fatto tappa a Bologna, la mostra è il primo importante evento espositivo promosso dal comune di Pesaro, con la collaborazione di QN Resto del Carlino, Regione Marche. E’ un evento a 360 gradi, una grande rappresentazione della storia italiana recente dal 1958 al 1982: venti cinque anni rivoluzionari sotto tutti gli aspetti, etici ed economici del nostro Paese, raccontati attraverso la Musica, che ha saputo parlarne il linguaggio, descriverne i fatti, respirarne il clima e restituirne le emozioni. L’iniziativa ha avuto anche il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e un gruppo storico/scientifico composto dal regista Marco Tullio Giordana, Fabri Fibra, Vittorio Nocenzi, Giorgio Olmoti e Omar Pedrini, che ne hanno garantito l’aspetto qualtativo e sistematico.
Per il sindaco Matteo Ricci: “raccontare cinque lustri d’Italia attraverso le note che hanno scandito la quotidianità del Paese non è impresa da poco. Non sono solo canzonette: c’è molto di più . Il percorso di questa pregevole mostra, nell’accostamento tra immagini e cronaca, lo evidenzia in modo impeccabile.
Del resto Bologna e Pesaro solo le due città della Musica Unesco. Abbiamo seguito l’esempio di una città che non si è chiusa in se stessa, ma ha scelto di condividere la sua esperienza con la terra natale di Rossini. Un atteggiamento che rafforza complessivamente la cultura del sistema Paese. Pesaro continuerà a insistere su musica e cultura: su questi due filoni vogliamo costruire un nuovo pezzo di economia. Anche per questo ci siamo candidati, insieme a Urbino, a Capitale Europea della Cultura 2033. Nel segno dell’Unesco e dell’abbinamento tra Rossini e Raffaello. Ospitare questa mostra, ha concluso Ricci, ci offre una vetrina preziosa , consentendoci di veicolare al meglio la nostra storia. Fatta di musica e canzoni popolari, ma anche di mare, motori, bici e altre specificità che valorizzeremo per continuare a crescere ancora”.
Per il direttore Quotidiano Nazionale il Resto del Carlino, la Nazione e il Giorno Michele Brambilla, “la mostra ricorda gli Anni beati, come scriveva Carlo Castellaneta fino ad arrivare agli anni Duemila. Si parte da Domenico Modugno sul palco di Sanremo nel 1958, in cui si canta : Penso che un sogno così non ritorni mai piu’.E’ il 1958 in cui si ha il cambiamento del trend economico. Pian piano con la ricostruzione del paese vi sono le prime automobili, la 500 Fiat, la televisione e la lavatrice, che permette alle donne di avere più tempo libero. La musica leggera in quegli anni riflette in pieno quella felicità e il senso di rinascita. Poi gli anni beati si chiudono tragicamente nel 1969, con la strage di piazza Fontana e la nostra innocenza perduta.
Pochi giorni dopo la strage, il 20 dicembre 1969, Gianni Morandi deve esibirsi a Canzonissima con una canzone che di intitola: “Ma chi se ne importa” e avverte come un senso di vergogna, sicuramente di disagio. Il presagio di Mimmo che un sogno così non torni mai più si ha nella conferma degli anni del terrorismo negli anni Settanta, la corruzione negli anni Novanta e nel Duemila la sfiducia, il pessimismo e la sfiducia per il domani.
Solo gli anni Ottanta hanno portato qualche sorriso, che nella mostra è contrassegnata dalla figura di Paolo Rossi nella notte di Madrid che nel 1982 laureò l’Italia campione del mondo. ”Una mostra molto bella cronologica con 100 opere musicali italiane, selezionate nel repertorio di quel periodo, che rappresentano una chiave di lettura e approfondimento. Un passo a due fra musica e società dove gli stili di vita, le mode, le relazioni interpersonali e perfino le stesse istanze sociali sono influenzati l’uno dall’altra e viceversa.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso espositivo è suddiviso in quattordici aree tematiche in grado di coinvolgere tanto chi quegli anni li ha vissuti in prima persona,quanto le generazioni più giovani, in un comune percorso di immersione della memoria collettiva italiana. Dalla grande immigrazione verso le città del Nord della fine degli anni Cinquanta, sino al disimpegno che ha configurato gli anni Ottanta. A Palazzo Mosca si parte con Volare di Modugno al Treno del sole, in cui si parla di come è bella città , come è viva la città. Poi il Boom il mutare del profilo della città e delle campagne, per giungere a Carosello, l’evento del consumismo. Ma ancora Abbronzatissimi di Vianello, in cui si parla della conquista del tempo libero a L’Esercito del Surf, in cui si evidenziano i giovani come nuovo soggetto sociale fino ad arrivare a Pensiero stupendo di Patty Pravo, che preannuncia il lungo cammino dell’emancipazione femminile.
Il percorso prosegue al Museo Nazionale Rossini con le sezioni C’era un ragazzo che come me, un vero documento delle rivendicazioni sociali e i movimenti studenteschi, fino ad arrivare a Contessa che rappresenta le lotte operaie, La locomotiva il terrorismo, Musica ribelle le radio libere, La febbre del sabato sera, le discoteche, Splendido splendente, il riflusso che darà inizio agli edonistici anni ’80 ed infine il Mundial la notte che ci cambiò per sempre.
Il repertorio iconografico. a corredo della mostra proviene in parte dagli archivi Publifoto IntesaSanPaolo e il parte dall’archivio storico del Resto del Carlino.
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