Rossana Berardi ai candidati: “Pronti a far rete… oncologica”
Rossana Berardi ai candidati: “Pronti a far rete… oncologica”
di ROSSANA BERARDI*
ANCONA – Ho letto con attenzione i programmi dei candidati alla Presidenza della nostra Regione e con piacere noto che molti di loro hanno posto un’attenzione specifica alla necessità di sviluppare fattivamente una rete oncologica marchigiana.
Ritengo che questo sia un punto centrale per la sanità, considerato l’impatto socio-sanitario delle malattie oncologiche. Secondo gli ultimi dati AIRTUM (Associazione Italiana Registri TUMori) – AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), infatti, nel 2019 sono stimati 371mila nuovi casi (196.000 uomini e 175.000 donne) e quasi 3 milioni e mezzo di Italiani hanno avuto una precedente diagnosi di cancro. Nelle Marche si traducono in oltre 600 nuovi casi di tumore ogni 100.000 abitanti all’anno. Questi dati fanno riflettere ed è ampiamente documentato che le Reti Oncologiche Regionali consentono di offrire la migliore qualità delle cure e ottimizzare le risorse con un impatto significativo sulla vita e sulla qualità della vita dei pazienti.
Nelle Marche, a fronte di due delibere regionali assunte sullo specifico argomento, una risalente al 2010, la seconda a circa un mese fa, non è mai seguita la concreta attivazione di una rete oncologica, nonostante un lavoro di condivisione svolto con impegno dagli oncologi marchigiani che hanno identificato nel Comprehensive Cancer Center Network il più adeguato modello attuabile che potrà garantire, pur nel rispetto delle autonomie locali, la maggiore uniformità possibile in termini di accesso, di gestione clinica, di governance e di monitoraggio dei dati sia ai fini clinici che di ricerca, valorizzando tutti i centri che potranno così praticare un’oncologia di eccellenza con un approccio multidisciplinare integrato e un occhio attento alla sostenibilità, per garantire ai pazienti un equo ed efficace accesso alle cure migliori in tutto il nostro territorio.
Per questo l’oncologia marchigiana è pronta ad impegnarsi per realizzare fattivamente la rete oncologica, che non può essere costruita solo con le parole, ma necessita di un’efficace infrastruttura informatica, di percorsi chiari e condivisi per la diagnosi, la terapia e l’assistenza dei pazienti a livello regionale e di una piena interazione tra medici di medicina generale, territorio e strutture di oncologia per la presa in carico dei pazienti in tutte le fasi, dallo screening alla gestione delle problematiche cliniche e psicooncologiche che conseguono alla diagnosi di cancro.
Che siamo pronti lo abbiamo dimostrato proprio durante l’emergenza coronavirus che ha rappresentato un vero e proprio tsunami per tutte le Oncologie del nostro Paese. Abbiamo affrontato con professionalità, condivisione, tempestività, dedizione ed un enorme sforzo, quella che è stata l’ora più buia del sistema sanitario nazionale, facendo fronte all’emergenza e continuando a garantire i controlli e le terapie ai pazienti oncologici, ma anche a perseguire la mission nel campo della ricerca.
E i dati lo hanno confermato: una survey promossa dal mio gruppo condotta su circa 400 oncologi italiani ha dimostrato come a livello nazionale ben il 93,5% delle oncologie sia stato costretto a ripensare l’attività clinica[1]. E se si confrontano i dati raccolti tra i 130 operatori marchigiani con quelli ottenuti tra gli operatori delle altre regioni, non si può non esprimere soddisfazione per come l’oncologia marchigiana abbia saputo far tesoro dell’esperienza delle altre regioni e abbia offerto una buona risposta terapeutica ai bisogni dei pazienti. Se su base nazionale, infatti, circa 1 su 3 ritiene di non aver ricevuto informazioni e formazione adeguata per gestire l’emergenza, nelle Marche solo 1 su 4 ritiene di aver avuto questi problemi.
Parallelamente, sempre dalla Clinica Oncologica di Ancona è partita un’ulteriore indagine[2] su oltre 700 pazienti oncologici e anche questi hanno promosso l’oncologia marchigiana. Il 93% ha, infatti, dichiarato che lo staff sanitario è stato sempre raggiungibile via telefono o mail in questi ultimi mesi e i giudizi espressi dai pazienti sono stati largamente positivi sia per quanto riguarda il rispetto delle regole di sicurezza sia per il livello di assistenza garantito.
Nella nostra esperienza di “piccola” Regione che si è dovuta confrontare tra le prime con la grande emergenza, un dato di enorme rilevanza è stato quello relativo allo spirito di collaborazione tra operatori sanitari di tutte le oncologie, con la percezione, forse per la prima volta, di un vero spirito di squadra.
Ora è il momento giusto per capitalizzare questo network e dar vita concretamente alla rete tra le oncologie.
Un primo importante passo è stato fatto: dopo 4 anni di intenso lavoro con gli Ospedali Riuniti di Ancona e l’Università Politecnica delle Marche e grazie al sostegno di tanti benefattori, aziende, associazioni, imprenditori, privati, ha preso vita il CORM (Centro Oncologico e di Ricerca delle Marche). Il CORM rappresenta il primo Cancer Center all’interno del futuro Comprehensive Cancer Network e potrà rappresentare un riferimento per offrire nuove opportunità terapeutiche ai pazienti marchigiani e non solo, identificando nuove modalità di interazione e mettendo in rete, anche dal punto di vista tecnologico, tutte le strutture del territorio e dando corpo alle nuove esigenze portate alla ribalta dalla pandemia.
Il COVID ha, infatti, sospinto una modalità nuova di presa in carico, in cui i servizi devono essere vicini alle persone che devono poter accedere ai punti territoriali della rete, validissimi e tutti attivi al servizio dei pazienti, ma ha evidenziato la necessità di un forte coordinamento dei percorsi assistenziali e della ricerca.
La pandemia ha anche chiaramente dimostrato gli enormi limiti del modello sanitario che in era pandemica ha visto forzatamente ridotto il prezioso supporto del territorio e delle associazioni di volontariato, con tutte le criticità conseguenti. E proprio con la Marcangola, il forum delle associazioni di volontariato che operano in ambito oncologico marchigiano, abbiamo elaborato proposte concrete utili per un confronto con le istituzioni al fine di migliorare il sistema sanitario regionale che vanno dalla promozione di un modello diverso di sanità più ramificata nel territorio, strettamente collegato alle strutture ospedaliere, in un’ottica di interazione che veda centrale il ruolo dei medici di medicina generale e delle loro funzioni di vicinanza e collegamento ma che non perda di vista la possibilità di avere riferimenti di eccellenza oncologica, al potenziamento della telemedicina, dei canali di veicolazione di informazioni corrette anche col supporto dei social media, della psicooncologia, delle cure palliative domiciliari e degli hospice territoriali, della formazione per i professionisti sanitari e non.
Forti dell’esperienza acquisita sul campo, della competenza dei professionisti marchigiani e dei progetti condotti in questi anni in collaborazione con le associazioni, siamo a disposizione degli interlocutori politici, in primis come Clinica Oncologica Ospedaliero-Universitaria e come coordinamento regionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica per condividere le migliori soluzioni per i pazienti nella piena consapevolezza che la salute non ha un solo colore e augurandoci che l’interesse per l’oncologia non sfumi dopo le elezioni ma che anzi con la collaborazione della politica regionale si possano concretamente implementare i progetti di rete.
*Professore Ordinario di Oncologia – Università Politecnica delle Marche – Direttore Clinica Oncologica – Ospedali Riuniti di Ancona – Coordinatore Associazione Italiana di Oncologia Medica – Marche
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