Il Pd delle Marche alla resa dei conti dopo le ultime clamorose sconfitte
Il Pd delle Marche alla resa dei conti dopo le ultime clamorose sconfitte
di ELPIDIO STORTINI
ANCONA – A far traboccare il vaso, già colmo, del Partito democratico, è stata la sconfitta – non preventivata – al ballottaggio di Senigallia. Una nuova battuta d’arresto, dopo quelle alle Regionali e alle Amministrative di Macerata, che porta ormai, senza alcuna alternativa, ad una pesantissima resa dei conti.
La segreteria regionale del partito si riunisce oggi ad Ancona. E, secondo alcune indiscrezioni, si dovrebbe presentare dimissionaria in blocco. Ma, a quanto sembra, neppure questo sarebbe sufficiente, ad alcuni esponenti di primo piano del Pd, che chiedono apertamente l’azzeramento dei vertici ed il commissariamento del partito.
Pesantissimo, ad esempio, l’intervento della sottosegretaria al Mise Alessia Morani che parla di “sconfitta senza appello” ed indica quali responsabili di questo tracollo i dirigenti che hanno “determinato le scelte politiche e amministrative degli ultimi 5 anni”.
“Le elezioni regionali che si sono appena svolte – scrive Alessia Morani – consegnano un quadro politico in cui il centro sinistra conferma il governo di tre regioni importanti (Toscana Campania e Puglia) e si sta avviando ad un probabile accordo anche in Valle d’Aosta. Il bilancio del Partito democratico è, perciò, positivo: Salvini aveva annunciato un 7 a 0 e alla fine si potrebbe chiudere con un 4 a 3 in favore del centro sinistra. Il governo, quindi, esce rafforzato da questa tornata elettorale come anche il Partito democratico.
“Unica eccezione – scrive sempre la Morani – a questa situazione è costituita dalla sconfitta nelle Marche, una vera e propria disfatta dopo 25 anni di governo del centro sinistra. La sconfitta elettorale del centro sinistra delle ultime elezioni regionali parte, però, da lontano, da almeno 10 anni fa.
“Il modello di sviluppo delle Marche che, insieme al Veneto, era la regione più artigiana d’Italia e che era un esempio a livello nazionale, dopo la grande crisi del 2008 e il crack di Banca Marche è entrato in una profonda crisi da cui non è ancora riuscito ad uscire. Nella nostra regione non conoscevamo la disoccupazione, avevamo le aree artigianali/industriali piene di capannoni con un via vai continuo di camion. Pian piano abbiamo assistito al fallimento di numerose imprese, alcune di queste aree artigianali si sono desertificate, sono andati in crisi i distretti industriali. Le famiglie hanno iniziato a conoscere la mancanza del lavoro e il livello di benessere è drasticamente diminuito. Tutto questo avveniva tra l’altro negli anni delle grandi migrazioni.
“Nel 2015 – aggiunge Alessia Morani – vincemmo la Regione con una proposta di cambiamento: la grande fiducia nel sindaco delle Marche era stata riposta per avere risposte a quella crisi così profonda. Poi è arrivato il terremoto più devastante della nostra storia: tanti morti, decine di migliaia di sfollati e interi paesi distrutti. Una vera e propria devastazione.
“Nel frattempo veniva attuata una riforma sanitaria che, seppure avesse indubbiamente alcuni punti di forza, sulle aree interne ha prodotto una spoliazione dei servizi fino ad allora presenti sul territorio senza offrire una valida alternativa.
“In questo quadro così complesso – secondo il sottosegretario Morani – è mancata la capacità della politica regionale (delle responsabilità di quella nazionale abbiamo già ampiamente parlato all’esito delle elezioni del marzo del 2018) di dare risposte all’altezza della gravità del momento: ad una situazione oggettivamente straordinaria si sono date risposte ordinarie e, perciò, insufficienti.
“Per questo l’esito del voto non mi ha stupita. Bastava parlare con le persone per capire quanto bisogno ci fosse di una politica capace di dare risposte. Ma la cosa che è mancata prima della capacità di dare risposte è stata la disponibilità all’ascolto. Si è preferito derubricare lo scontento della gente in “percezione” senza capire invece che a quella domanda di buona politica non si è voluto prestare attenzione. Qualcuno ha preferito nascondersi dietro la frase magica: “è solo un problema di percezione”.
“E poi è successo che da noi domenica e lunedì la gente è venuta in massa a votare: mentre nelle altre regioni come in Emilia Romagna Toscana Campania e Puglia le persone sono venute per darci una mano, nelle Marche sono venute a votare per mandarci a casa. A differenza delle elezioni europee del 2019 in cui i nostri bravi amministratori comunali hanno avuto la capacità di ribaltare il voto politico delle europee, questa volta è andata all’opposto. È un risultato elettorale senza appello. Una batosta storica.
“Dobbiamo ripartire, perciò, riconoscendo i nostri errori e con queste consapevolezze, senza tentativi di rimozione di ciò che è accaduto e senza rimozione delle responsabilità. Sarebbe un errore una discussione tesa solo a rimpallarci responsabilità che, sottolineo, appartengono a tutti.
“Non mi appassiona neppure il dibattito sul candidato: chiunque avrebbe perso. E se non lo si riconosce si è in cattiva fede. Va anzi ringraziato Maurizio Mangialardi per la passione con cui ha fatto la campagna elettorale. Altro discorso è invece sulla mancata alleanza con il M5s che è un capitolo a parte e di cui discuteremo in sede politica
“Ora è necessario mettere in campo un nuovo gruppo dirigente, persone capaci di immaginare un nuovo modello di sviluppo per le Marche e un nuovo modello socio/sanitario alla luce delle enormi trasformazioni intervenute negli ultimi anni: denatalità, invecchiamento della popolazione, abbandono delle aree interne. Ripartiamo dalle idee – afferma sempre la Morani – riconoscendo gli errori. Con umiltà”.
Ed anche l’ex presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo va sul pesante. “Il Partito democratico delle Marche – afferma – deve essere commissariato. Dopo le pesanti e dolorose sconfitte nelle elezioni regionali e amministrative va avviato, da subito, un percorso di totale rigenerazione che parta dalle dimissioni dei responsabili regionali e provinciali e dall’azzeramento degli organismi dirigenti attraverso il commissariamento.
“Questo consentirà l’avvio di una profonda riflessione, aperta a tutto coloro che vogliono dare un contributo per un nuovo centrosinistra che abbia come priorità il lavoro, il welfare l’ambiente, la scuola, la cultura. È indispensabile una nuova fase, senza infingimenti e riposizionamenti tattici.
“Abbiamo bisogno dell’entusiasmo dei giovani, di volti nuovi, di competenze, di proposte e metodi innovativi. Questo – afferma sempre Mastrovincenzo – ci chiedono i nostri elettori e i cittadini che non ci hanno più dato fiducia. Non possiamo attendere, il tempo è già scaduto”.
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