Una furtiva lacrima, poeti al tempo del dolore
Una furtiva lacrima, poeti al tempo del dolore
di TIBERIO CRIVELLARO
Quando anche le pandemie portano dolore e lacrime. Quante persone care scomparse quest’anno.
“A Piero Manni, a Giancarlo Ricci per la loro lezione di vita e saggezza”, a loro è dedicata l’antologia “Una lacrima furtiva – Poeti al tempo del dolore” (Di Felice Edizioni) a cura di Vincenzo Guarracino. Ricordo Piero Manni che nel 2011 mi pubblicò “Senza perdere la tenerezza” e Giancarlo Ricci, psicoanalista milanese, prefatore del mio “Luceafarul” e intimo amico per quasi quarant’anni.
Vincenzo Guarracino, instancabile inventore di temi antologici sempre particolari, subito a inizio della sua breve ma esaustiva prefazione, nel discorso, cita i famosi versi del poeta Felice Romani che Donizetti musicò in “Elisir d’amore”, a farci interrogare sulla meccanica di certe dinamiche del “sentimento”: “Una furtiva lacrima/ negli occhi spuntò…/ quelle festose giovani/ invidiar sembrò…/ Che più cercando io vo?// M’ama lo vedo/ Un solo istante i palpiti/ Del suo bel cor sentir!…/ Co’ suoi sospir/ confondere ai miei i suoi sospir!…/ Cielo, si può morir;/ Di più non chiedo” S’interroga Guarracino: Perché si piange…”?
Quando si scrive per confidare alla carta, imprimendola nelle sue fibre, portando l’espressione dei propri sentimenti (di dolore o gioia che siano) oltre il privato e l’effimero? Risposta difficile se articolare una efficace comunicazione, attraverso un liquido e versatile “inchiostro” tanto da fare in modo che certi sentimenti (segreti?) diventino più “segni” che cose. Anche Roland Barthes nei suoi “Fragments d’un discours amoreux” (1979) delinea i tratti dell’interlocutore empatico ed “enfatico” volutamente coinvolgente di quel liquido “lacrimevole”, segno esteriore di passione.
Il dolore reclama attenzione nel suo messaggio più autentico, profondo…“attraverso segni, al racconto di una storia cui bastano gli occhi per raggiungere il destinatario(?)”. Ovidio, in una delle sue ventuno lettere in bocca a Briseide, all’indirizzo di Achille: “Lacrimae pondera vocis habent” (Le lacrime hanno il peso della parola). In questa luce andranno lette dette sensazioni; sentimenti che vengono registrati nell’antologia attraverso i testi dei poeti ivi impressi. Ne cito alcuni tra i 120 “douloureux” partecipanti: Valerio Magrelli, Luigi Fontanella, Renato Minore, Corrado Calabrò, Francesco Belluomini (scomparso nel 2017), Anna Santoliquido, Maria Antonietta Viero, Gabriella Sica.
Tra i siciliani: Lucrezia Algozzino (Antonella Spina), Annitta Di Mineo, Stefano Lanuzza, Angelo Manitta, Maria Martines, Ottavio Rossani, Stella Sciacca, Lucia Triolo. E, segnalo a mio piacimento, per pandemia, il bergamasco Mario Rondi. Un vero giardino di fiori, a cui, onor al vero, il bel petalo: “Ho annodato refi di pensieri/ intorno a spine di paura…” di Valeria Di Felice che, quale Editrice, “ci ha messo il sangue”. Vincenzo Guarracino, tempo e empatia. Ma l’occasione fa il sottoscritto uno che se la fa su per le maniche e decide di dar merito a l’autore della copertina: Alfredo Guarracino. Sento il vostro coro: il figlio del curatore? Si, e allora? Non va dato onore al merito di questo giovane artista che ha evidenziato un “oltre”, seppur metafisico, di quanto il Leopardi, non del tutto visionario, ha precorso i poeti attuali che ben poco hanno “inventato” il dolore, ma via, anche il lacrimar? L’immagine della copertina è efficace nel contrasto di “un’apparente geometria” delle forme che apre a una lettura “fantastica”, quasi daliniana, (che preferisco a un De Chirico copione con pennellate elementari, il peggior metafisicismo che abbia mai visto nell’arte) quanto il dolore di cui è premuta l’antologia risulti un “potenziamento” d’una situazione che più si spinge verso l’angoscia, piuttosto che a una lacrima di coccodrillo. Mi accomiato, dedicando queste righe solo a quei miei cari lettori siculi e non che piangono quando scrivo.
UNA FURTIVA LACRIMA
Poeti al tempo del dolore
A cura di Vincenzo Guarracino
Di Felice Edizioni