“Trycia, orrore a Tower’s Bridge”, un trhiller di grande impatto
“Trycia, orrore a Tower’s Bridge”, un trhiller di grande impatto
Con il romanzo della statunitense Zoe T. Kirsten, trapiantata nelle Marche, la letteratura si spoglia dei conformismi del politicamente corretto
COM’È POTUTO ACCADERE che il commercio estero italiano con l’Egitto abbia perduto circa 1.000 milioni di euro dal 2017?
Il deteriorarsi dei rapporti economici tra il Belpaese la Regione delle Piramidi inizia appena dopo il rapimento e il barbaro assassinio di Giulio Regeni… c’è un nesso tra questi eventi? E perché ancor oggi Patrik Zaky, studente universitario in Italia,è imprigionato nelle carceri egiziane senza neanche un’accusa? Anche questa detenzione ha un nesso con Regeni e l’Italia, come comincia, solo oggi, ad adombrare persino qualche commentatore politico televisivo?…
Domande cruciali, documentate, e magistralmente inserite in una narrazione che tiene incollati alle pagine, dalla prima all’ultima. Scriviamo del giallo/thriller pubblicato da “SensoInverso Edizioni”, dal titolo “Trycia, orrore a Tower’s Bridge”. E ancora sorprese ci riserva quest’opera a partire dall’autrice Zoe Tami Kirsten, statunitense approdata in Italia da pochissimi anni e residente nelle Marche.
L’autrice però tiene ben riservati i suoi dati: inutile cercare informazioni presso la Casa editrice che l’ha scoperta e subito pubblicata: «Zoe non vuole farsi trovare. Ci ha chiesto di non dare informazioni su di lei se non quelle esposte nel retro di copertina e noi rispettiamo la sua volontà. L’autrice desidera che sia il suo romanzo a parlare e a suscitare interesse, e a considerare il libro che abbiamo pubblicato siamo sicuri che attirerà molta attenzione».
E infatti l’“opera prima” di Zoe Tami Kirsten pare proprio destinata a fare scalpore. Si tratta di una ben ingegnata narrazione che prende le mosse dalla scomparsa di una giovane donna, Trycia, appunto, proprietaria di una impresa industriale situata negli States, luogo di nascita della stessa autrice. I nomi delle località, però, sono tutti d’invenzione perché lo scopo della vicenda narrata è quello di rappresentarsi come una metafora del mondo contemporaneo. Dalla scomparsa di Trycia, di cui veniamo informati fin dalle prime pagine del libro così da essere inseriti subito nel vivo della storia, prendono forma ed esplodono i caratteri dei personaggi scandagliati con grande capacità di penetrazione psicologica, e i rapporti che li legano gli uni agli altri all’interno di un gruppo sociale (quello di un piccolo paese, Tower’s Bridge) che non è mai solo sfondo alla vicenda ma materia viva che interagisce secondo propri moventi. L’evoluzione della trama genera un vortice di morti violente, di ambiguità e di corruzione nei meccanismi che deturpano l’esistenza, e suggerisce un possibile antidoto a tutto ciò, che non sveliamo ovviamente per non rovinare la lettura.
Non sfuggono a questa disamina i drammi reali della nostra contemporaneità e i loro effetti, come, ad esempio, anche i nefasti progetti del terrorismo islamico. La storia di Trycia diventa il simbolo di un’epoca, possiamo dire, che dal secondo Novecento si spinge fino ai nostri giorni lasciandoci esterrefatti per le soluzioni narrative e stilistiche adottate con maestria e grande coraggio dall’autrice, e per il finale che stravolge qualsiasi attesa. Il romanzo di Zoe Tami Kirsten si ascrive, pertanto, tra quelle letture di rilevante importanza tracciate dal grande critico e studioso della letteratura Walter Siti che, recentemente, ha rimproverato tanti odierni scrittori italiani “da salotto”, prigionieri del mainstream, del pensiero dominante, di quel politicamente corretto dal quale, invece, si tiene ben lontana Zoe T.K.: l’autrice statunitense è conscia del fatto che la Letteratura non deve e non può essere piegata alla desolante convenzione che la vorrebbe strumento per “riparare il mondo” oppure “per salvare molte vite”, o ancora per “renderci più gentili” o per “guarirci dalla solitudine” o altre amenità di questo genere. In questa direzione, infatti, anche la lingua della Letteratura così perde la propria forza evocatrice, “diventa cauta”, dice W.Siti, per paura di rompere l’equilibrio del conformismo generalizzato.
Ed ecco che, invece, la lingua letteraria adottata da Zoe Tami Kirsten grida contro lo sfacelo della grossolanità del linguaggio e ci avverte che lei farà esattamente l’opposto addirittura indicandolo in epigrafe, nella citazione che apre il libro e che si pone proprio come una dichiarazione di poetica: l’epigrafe sottolinea un’affermazione di Italo Calvino che già alla metà degli anni ’80 del Novecento, in Lezioni Americane, ci metteva tutti in guardia con queste parole premonitrici: «Sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione (…)». Ecco perché il romanzo di Zoe Tami Kirsten è di grande impatto: non solo perché la storia narrata è straordinaria, ma anche perché l’autrice ha deciso di volare alto, di liberarsi dalla zavorra del conformismo letterario e, con grande coraggio, di affrontare stile e narrazione senza fare sconti a nessuno. porgendoci un’opera prima che non dimenticheremo mai.
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Autore: Zoe Tami Kirsten
Titolo: “Trycia, orrore a Tower’s Bridge”
Editore: SensoInverso edizioni
1^ Edizione Gennaio 2021
ISBN: 9788867934782
Euro: 17.00
(presso le librerie, gli stores quali Ibs, Mondadori, la Feltrinelli, Amazon, ecc.)
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