“Parlami di battaglie, di re e di elefanti” il capolavoro di Mathias Enard
“Parlami di battaglie, di re e di elefanti” il capolavoro di Mathias Enard
di TIBERIO CRIVELLARO
“Parlami di battaglie, di re e di elefanti” (E/O Edizioni) dI Mathias Enard. È forse il più bel libro dei quasi 250 che ho letto negli ultimi 5 anni.
Costruito con rara prosa poetica, potente, illuminante, conduce, quasi costringe il lettore a viaggiare nei mirabili luoghi d’oriente. V’è qui un tratteggio istorico, che par real, de Michelagnolo a Costantinopoli, là a progettar un ponte che sia unico al mondo, comandato dal Sultano Bayazied “il Giusto”, con compenso si lauto. Anno 1.506 dopo l’avvento di Cristo. Michelangelo parte il 13 maggio, via mare, con dolenza sul legno e gravi malesseri di mar.
Porta seco poche cose: taccuino, un semplice quaderno realizzato da lui stesso; fogli di comune carta piegati in due tenuti insieme da una cordicella con una copertina spessa. Ma non è usato per schizzi. Nel cubicolo, ove passa i giorni in solitudine, vi sono anche della stoppa, un acciarino, cera, olio, tre belle penne, un calamaio, una bottiglia di inchiostro, una più piccola di rosso, mine di piombo, portapenne, tre sanguigne e un fagotto di poveri stracci per cambiarsi.
Alcuni giorni dopo l’approdo, riavutosi, lo scultore di Caprese (Arezzo) è sedotto dai luoghi crudi ma pittoreschi della megalopoli. Con mal d’animo aveva mollato la costruzione del sepolcro di Giulio II, Papa guerriero e tirchio, moroso sui marmi necessari e costosi acquistati per suo conto e onorati dallo scultore e pittore di sua scarsella. (noti i litigi tra i due spesso maneschi, durevoli sino allo spirar del Pontefice).
Ma, Michelangelo, in cuor suo, punta che il progetto del gran ponte d’oriente superi quello mai eseguito di Leonardo da Vinci. È colpito dal fascino di Costantinopoli, dalla libertà dei suoi abitanti; ex schiavi, giannizzeri, ubriaconi e facoltosi, taverne ricche o malfamate, i palazzi lussureggianti con freschi e ampi cortili, sino a una gran varietà di animali da vendere o comprare: elefanti, bestie esotiche e scimmiette (di cui una, vispa assai, che gli verrà regalata), ma anche il più gran mercato di spezie: pepe in grani a più colori, bastoncini di cannella, the assai “lodati”, noci moscate, canfore, pistilli di zafferano, erba turchetta, cinnamomo, cumino, semi di eucalipto, euforbio, mandragola d’oriente ecc…Non mancano figure e personaggi ambigui, come il suo accompagnatore, un Virgilio ambivalente: Mesihi, ricco poeta ma dissoluto che morirà al calar del sole, una sera di luglio del 1.512 (un anno dopo il ritorno a Roma del Buonarroti); si spegnerà in un rantolo senza poesia, povero e solo, senza aver trovato un altro grande mecenate alla morte del sultano Bayazied. Solo i seguenti pochi versi rimarranno in sua memoria: “Mio dio, non mandatemi alla tomba prima che il mio torace abbia potuto accarezzare il petto del mio amico” Michelagnolo là visse una sorprendente avventura con una incantevole danzatrice dai tratti marcati cui, dietro il velo, poteva celarsi un giovane efebo. Amara esperienza, se indagherete. E poi musica, canti, poesia e fiumi di vino rosso, dolce e speziato. Michelangelo, in tal ventura, porterà a termine l’ambizioso progetto?
Curioso chiedo a Enard, ancor prima di arrivare a fine libro. Chi è? L’autore de “La bussola” e vincitore del “Goncourt” (Premio che gareggia col nostro “Grinzane Cavour”), mica “pancarella”, eh! Temo che, mentre state leggendo la mia “tiritera”, anco non riuscir a svelar lo finale del gran tomo. Provate dal vostro libraio, a cui ho spifferato tutto proprio l’altro ieri.
MATHIAS ENARD
PARLAMI DI BATTAGLIE, DI RE E DI ELEFANTI
E/O Edizioni
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