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Il cantiere di Berto un bel romanzo sulla ricostruzione del Ponte di Genova

Il cantiere di Berto un bel romanzo sulla ricostruzione del Ponte di Genova

di TIBERIO CRIVELLARO

C’è un gran bel romanzo sulla ricostruzione del Ponte di Genova, tra le tante pubblicazioni sul tema in cerca di lettori. Questo di Carlo Piano, figlio dell’archittetto-che-tutto-il-mondo-c’invidia “Il cantiere di Berto” (E/O Edizioni) è uscito quest’anno durante il sesto buio di luna.

Berto, uno dei capocantieri che sovrintendono i 1.000 costruttori moltiplicati in tre turni giornalieri-notturni, è il protagonista di una storia semplice ma densa di umanità mentre i riflettori sono puntati sulle maestranze, ma soprattutto sui governanti d’ogni gènia che sfilano accattivanti in passerella. Intanto i responsabili del crollo e delle vittime ancora non hanno avuto condanne definitive continuando imperterriti ad accumulare enormi profitti.

Dov’è la giustizia? Si chiede Berto mentre sputa l’anima per finire il Ponte negli stretti termini imposti dalla regia. Ponte che si chiamerà Genova San Giorgio. C’è da compiere una grande, straordinaria impresa per riparare la criminale mancanza di manutenzione e molto altro. Impresa che sarà ricordata nel tempo.

Il cantiere è un luogo sospeso tra dolore e speranza. Ci vuole sangue freddo e un poca d’incoscienza ad arrampicarsi sui casseri a 50 metri d’altezza. E ci vuole coraggio a dichiararsi all’avvenente “cosacca” Polina appena arrivata dall’Ucraina insanguinata; Polina, che ha lasciato là un bambino, Polina che da Berto fa la dog- sitter all’ignave cane senza nome. Ma lo battezzeranno Renzo, infine. Che ansia a confidare alla ragazza i suoi sentimenti tra un turno e l’altro, tra la semplice quotidiana parsimonia e gli appunti segreti annottati nel suo taccuino rosso sbiadito.

A raccontarla tutta, a questo punto, ben non va; sarebbe una gran “belinata”. Ma và senz’altro lodata la scrittura  notevolmente creativa con spontanea prosa accostabile al neorealismo di Italo Calvino ove, Berto, un po’ assomiglia a Marcovaldo. Nel romanzo, una processione di immagini; i personaggi, la natura, i dettagli della ricostruzione, i molteplici sentimenti dei lavoratori e della gente comune; di come il nuovo ponte assomigli a una nave sospesa nell’aria.

E l’avvenimento: la vincita della grassa “riffa” annunciata da uno strano sogno. In questo bagaglio di “tutte cose” genovesi, il coraggio è l’elemento portante nel caso della sponda di Berto e quella opposta di Polina. Ne nascerà un bel ponte?

CARLO PIANO

IL CANTIERE DI BERTO

E/O Edizioni

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