Violenze e minacce all’ex moglie, arrestato dalla Polizia
Violenze e minacce all’ex moglie, arrestato dalla Polizia
L’uomo, un albanese, era rientrato in Italia con una nuova identità
PESARO – Si è conclusa in un bar del centro storico di Forlì la “latitanza” di un cittadino albanese, classe 1981, ricercato in Italia e in Europa per una condanna definitiva ad oltre sei anni di reclusione per reati contro la persona e maltrattamenti in famiglia a danno dell’ex moglie.
L’uomo, una vecchia conoscenza degli investigatori in quanto già sottoposto ad indagini per violenze a danno dell’ex moglie, è stato rintracciato dai poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Urbino al termine di prolungati servizi di osservazione e pedinamento.
Il predetto, proprio a causa dei suoi profili di pericolosità sociale, nel 2016 era stato espulso dall’Italia, con divieto di reingresso fino a marzo del 2021. Nonostante ciò dall’Albania aveva ripreso a minacciare di morte l’ex moglie che, terrorizzata, si rivolgeva alle Forze di Polizia.
Nell’agosto 2020, essendo divenute definitive sette condanne che nel frattempo gli erano state inflitte, fra le quali quella per maltrattamenti in famiglia e minacce gravi nei confronti della ex consorte, la stesso diveniva destinatario di un ordine di esecuzione della carcerazione, per un residuo pena di sei anni e diciotto giorni di reclusione, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Ancona.
L’uomo, ricercato in Italia e in tutta Europa, rimaneva in Albania fino allo scorso 15 novembre, quindi rientrava in Italia con una nuova identità allo scopo di eludere i controlli, riprendendo a minacciare la donna (che risiede in un centro della provincia di Pesaro e Urbino).
Nel contempo la Squadra Mobile di Pesaro, che già nei mesi precedenti, unitamente al Commissariato di P.S. di Urbino, aveva svolto approfondite investigazioni anche mediante l’attivazione dei canali di collaborazione internazionale di Polizia, per accertare l’effettiva presenza dell’uomo nel suo Paese di origine e monitorare i suoi spostamenti, proseguiva gli accertamenti congiuntamente al personale del Commissariato di Urbino e della Squadra Mobile di Forlì. In quella città, infatti risultavano risedere alcuni suoi parenti ed amici.
I servizi di pedinamento effettuati nei confronti di questi ultimi consentivano di individuare l’appartamento utilizzato dal ricercato quale nascondiglio.
L’altro giorno gli agenti, notato l’albanese uscire dall’abitazione, lo seguivano fin dentro un bar del centro, dove lo avvicinavano allo scopo di indentificarlo con certezza.
Nella circostanza l’uomo tentava di sottrarsi all’arresto esibendo il documento con le nuove generalità ma, sentendosi chiamare con il suo vero nome da uno degli investigatori, capiva che ormai la sua fuga era giunta al termine. Lo stesso, una volta completate le procedure del caso, veniva condotto in carcere.
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