“Nelle Marche occupazione in crescita ma precaria”
“Nelle Marche occupazione in crescita ma precaria”
La Uil: “Personale più esposto agli infortuni. Dalla crisi si esce investendo in innovazione, tecnologia e formazione”
ANCONA – L’edilizia, con il turismo, è il settore che più di tutti traina l’occupazione marchigiana che tuttavia è afflitta sempre più dalla precarietà, che penalizza soprattutto i giovani e le donne. È il quadro della situazione tracciato dalla Uil Marche alla vigilia del Ponte di Ferragosto e in vista di un autunno che si prospetta molto delicato per la maggior parte dei cittadini.
“Seppure gli indicatori del rapporto Svimez – spiega Claudia Mazzucchelli, Segretaria Generale della Uil Marche – danno la nostra regione in ripresa dopo un 2020 disastroso e un 2021 di rimbalzo se analizziamo i dati sull’occupazione ci accorgiamo che si tratta di lavoro precario e di scarsa qualità”.
Secondo i dati Inps a crescere sono soprattutto i contratti in somministrazione aumentati del 26,6% tra il 2020 e il 2021. Sono 10mila solo nei primi tre mesi del 2022, circa il 20% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“Tutto questo mentre l’apprendistato – aggiunge la segretaria Mazzucchelli – che potrebbe essere la risposta alla domanda di figure professionali che ancora mancano sul mercato e garantire un’occupazione più stabile, con contratti a tempo indeterminato, offrendo alle imprese esoneri contributivi importanti, stenta a decollare.
Nella nostra regione ci sono meno apprendisti: 12,7% mentre la media nazionale è 13, 5%, diminuiti nel 2020 in misura maggiore da noi (- 6,3%) che nel resto d’Italia (- 5,4%)”. Il lavoro precario si accompagna anche una scarsa formazione professionale e questo determina anche un’alta incidenza di infortuni.
Da gennaio a giugno, secondo i dati Inail, se ne sono registrati oltre 10mila, +27% rispetto al 2021, con 15 lavoratori deceduti di cui 5 nel solo mese di giugno. “Constatiamo che purtroppo – conclude la segretaria – c’è più attenzione al profitto che alle persone e poca consapevolezza del rischio, a volte anche da parte dei lavoratori. Certamente pandemia e guerra hanno determinato un quadro di elevata incertezza che ha penalizzato le aziende, chiaramente non tutte alla stessa misura perché c’è chi ne ha tratto profitto, ma da questa crisi se ne può uscire solo con serietà e coraggio, investendo in innovazione, tecnologia e formazione.
Le Marche continuano a subire l’isolamento infrastrutturale e possibili soluzioni hanno tempi lunghi. Come per il sisma anche la ricostruzione della regione deve essere fisica, economica e sociale. Su tutte queste questioni gioca un ruolo rilevante la governace regionale ma se prima il giudizio poteva essere sospeso ora settembre si avvicina. Lavoro, sanità, scuola, trasporti ma anche energia, transizione ecologica e crisi idrica sono questioni cruciali per la vita dei marchigiani su cui non riusciamo ad avere un confronto realmente costruttivo e la vicenda della riforma organizzativa della sanità ne è esempio lampante: anziché parlare anzitutto di piano socio sanitario, mentre operatori e cittadini sono alle prese con le enormi difficoltà dei pronto soccorso, la carenza di medici e infermieri, il percorso ad ostacoli per accedere a prestazioni di diagnostica e ambulatoriali, si è messo mano, con molta fretta senza una seria risposta alle questioni da noi sollevate, alla struttura organizzativa.
Ora anche la campagna elettorale rischia di essere un distrattore dai problemi reali che non aspettano e i cittadini delle Marche sono stanchi di promesse elettorali estemporanee e roboanti. Serve una politica seria e coerente che sia capace di coinvolgere il Paese in un progetto di rilancio sociale ed economico che parta veramente dai soggetti più fragili, diminuendo le disuguaglianze e ridando speranza ai nostri giovani. Non servono appelli contro l’astensionismo, servono azioni concrete che rendano credibile il nostro sistema democratico”.
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