Nell’Otello di Rossini una denuncia aperta al femminicidio: da Shakespeare ad oggi poco è cambiato
Nell’Otello di Rossini una denuncia aperta al femminicidio: da Shakespeare ad oggi poco è cambiato
di CHIARA GAMURRINI
PESARO – Quello che ha caratterizzato l’Otello presentato nell’ambito del ROF 2022 sono state sicuramente le scelte registiche di Rosetta Cucchi.
Diverse tematiche riguardanti l’aspetto sociale e interiore dei personaggi lottano per emergere l’una sull’altra creando un effetto “thriller psicologico” dominato dal dramma.
Il tema del femminicidio e più in generale della violenza sulle donne la fa da padrone, presentato attraverso proiezioni di titoli di giornale durante l’Overture e l’apparizione in palcoscenico nel secondo atto di un coro di ancelle dalle vesti insanguinate. In questa rappresentazione diventa oggetto di denuncia anche il bigottismo della società benestante in cui è ambientata l’opera, che costringe i personaggi a rimanere incatenati al proprio status sociale impedendo un’evoluzione degli stessi.
Due scenografie, ideate da Tiziano Santi, si alternano tra il primo e il terzo atto, entrambe contraddistinte da estrema freddezza e colori prevalentemente scuri che si amalgamano con quelli dei costumi di Ursula Patzak. L’azione si svolge all’interno degli ambienti di una abitazione signorile a lato dei quali rimane sempre in vista una sorta di “stanza del ricordo” dove si colloca una postera Emilia intenta a rivivere la storia dall’esterno. Emilia diventa quindi lo spartiacque tra il presente e il passato, specchio attraverso il quale, in punto di morte, Otello prende coscienza del lieto finale alternativo di cui sarebbe potuto essere protagonista se non fosse caduto nelle trame di Iago. Il pathos, di cui è permeata l’intera opera, culmina con la tempesta su Venezia che segue l’aria “Assisa ai piè d’un salice”, durante la quale manichini femminili appesi al soffitto vengono fatti crollare a terra violentemente.
Performance di spicco è stata quella del soprano Eleonora Buratto nel ruolo di Desdemona. La sua voce limpida e squillante è ben utilizzata sia nel registro alto che in quello più basso, risultando precisa anche nei virtuosismi più complessi. Enea Scala (baritenore) è un Otello espressivo ma poco controllato, dalla vocalità rotonda e ombrosa nel basso registro e più chiara negli acuti, che però risultano a volte un po’ ingolati. La voce di Elmiro (impersonato dal basso Evgeny Stavinsky) è tonante ma ovattata, aspetto che rende difficile la comprensione delle parole pronunciate. Il Rodrigo di Dmitry Korchak è affranto e mostra una buona regolazione del volume e un’ottima dizione, mentre Iago (portato in scena dal tenore Antonino Siragusa) appare molto spigliato e preciso, risultato di una più lunga esperienza interpretativa nei ruoli rossiniani. Bravi Adriana di Paola (Emilia), Antonio Garés (Doge) e Julian Henao Gonzalez (Lucio/Gondoliere) nei loro ruoli secondari.
Le parti cantate dal coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, seppur in numero esiguo, sono state eseguite con professionalità grazie alla preparazione del maestro Giovanni Farina. L’orchestra sinfonica della Rai diretta da Yves Abel ha contribuito ad intensificare la drammaticità delle scene attraverso sonorità dirompenti ed energiche che a volte tendevano a sovrastare i cantanti.
L’applauso della sala con mani e piedi ha confermato il successo dell’opera.
(Le foto sono di Amati Bacciardi)
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