La Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità tra presente ed un lontano passato
La Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità tra presente ed un lontano passato
di FEDERICO GIRELLI*
ROMA – Il 3 dicembre è la “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità”, proclamata nel 1981 dalle Nazioni Unite.
È importante dare il giusto peso a questa ricorrenza, perché serve a ricordare che ancor’oggi una larga porzione di umanità vive una condizione di seria difficoltà. Bisogna anche riconoscere che nel tempo molto è stato fatto a supporto delle persone con disabilità: in questo impegno, che naturalmente deve continuare, centrale è lo sforzo di coinvolgimento delle stesse persone con disabilità secondo la logica del «nothing about us, without us», canone ispiratore della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (ratificata e resa esecutiva in Italia con legge n. 18/2009). Certo c’è ancora tanto da fare e per comprendere quale direzione seguire pare utile volgere lo sguardo al passato, a un passato lontano.
In Calabria nel Parco nazionale del Pollino nella «Grotta del Romito» è stata rinvenuta nel giugno 2002 la sepoltura di un nostro progenitore, vissuto circa 12.500 anni fa, denominato dagli archeologi «Romito 8».
Dalle ricerche effettuate in questo importante sito preistorico è emerso che «Romito 8» probabilmente era un cacciatore, di corporatura robusta. Il corpo presenta però tracce di un trauma agli arti, che gli provocò la paralisi del braccio sinistro e forse anche della gamba sinistra. «Romito 8» deve essere caduto rovinosamente, inseguendo una preda oppure fuggendo lui stesso da un animale feroce, ma non morì per questo incidente. Le analisi fatte sulle ossa delle gambe mostrano che restava spesso accovacciato e quelle sui denti rivelano una notevole usura degli stessi. Nelle sue condizioni – è chiaro – aveva perso il suo ruolo di cacciatore, ma quella società primitiva (nel senso di preistorica) non lo abbandonò a se stesso: lo aiutò anzi a “reinventarsi”, a conquistarsi una nuova posizione nella comunità. L’usura così profonda dei denti, infatti, lascia presumere che venissero impiegati non solo per alimentarsi, ma per svolgere un vero e proprio lavoro: «Romito 8», a detta degli archeologi, probabilmente era dedito alla masticazione di legno morbido o canne, che, a seguito di questo “trattamento”, venivano poi utilizzati dagli artigiani del tempo per costruire cestini oppure stuoie.
Mi chiedo se oggi noi, che viviamo nell’«età della tecnica», nell’«età dei diritti», nell’età della tutela multilivello dei diritti, riusciremo sul serio a costruire un modello di inclusione lavorativa e sociale altrettanto efficace. Sia chiaro che nell’ottica della Costituzione repubblicana perseguire quest’obiettivo costituisce un nostro preciso dovere.
*Professore di Diritto Costituzionale – Università Niccolò Cusano di Roma
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