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Addio a Roberto Moschini, pittore, scultore e ricercatore di Fabriano

Addio a Roberto Moschini, pittore, scultore e ricercatore di Fabriano

di DANIELE GATTUCCI

FABRIANO – “L’ultimo viaggio” di Roberto Moschini. Ci ha lasciato, assistito amorevolmente dalla compagna Aicha, ad ottantasei anni il pittore, scultore, incisore e ricercatore della nostra città. Il noto artista a livello internazionale, nato e vissuto a Fabriano, presente nel prestigioso dizionario “E. Benezit” ha compiuto gli studi all’Istituto di Belle Arti di Urbino dove nel 1974 vince la cattedra di professore di “educazione visiva” e “disegno dal vero”. Ha insegnato negli istituti d’arte di Urbino, Spoleto, Bologna e al Centro design Poliarte di Ancona.

Difficile, molto difficile fare sintesi sulla figura di un maestro d’arte come Roberto Moschini. Proviamo a farlo, mettendo l’accento sul suo percorso di vita con l’arte e per l’arte: dal 1956 ha esposto in mostre collettive e personali di carattere nazionale da Venezia a Firenze, da Roma a Genova, da Ferrara a Ravenna, da Spoleto a Urbino, da Macerata ad Ancona e uscendo dai confini del “Bel Paese” a livello internazionale ha esposto, sempre con gran successo di pubblico e critica a Whashington, San Paolo del Brasile, Melbourne, Stoccolma, Nizza, Dublino, Lubiana, Ginevra ed altre grandi città.

Non è quindi certo un caso se abbiamo commentato Roberto Moschini, sottolineandone il gran successo di pubblico e critica: hanno scritto del suo “saper fare d’arte” Federico Fellini, che ha presentato il romanzo visivo “La presenza inquietante”, Vittorio Sgarbi e senza andare di nuovo tanto lontano, critici come Padre Stefano Trojani, Fabio Marcelli, Giorgio Celli, Carlo Emanuele Bugatti e tanti altri ancora senza però non poter dimenticare di tornare, sempre su scala nazionale, con Elda Frezzi che ha presentato “Canti d’Amore del VI Dalai Lama” tradotto in Italiano dalla lingua Tibetana, Paese che ha ispirato Moschini nel produrre raccolte come “Primavera Himalayna”, “Addio Dolce Tibet” e nel 2005 “Gentile da Fabriano in Tibet” testo storico e critico sul reportage pittorico del monaco Kishor Chenangsangh. Unica e avvincente nel 2009 l’intervista presso il suo atelier della rete culturale cinese “Shanghai Oriental Television”, così come il Diario Pittorico “Australia” flora e fauna di un percorso a tappe, senza però tralasciare un Progetto d’arte sociale il “Disco di Festo”, interpretazione di una scrittura cretese di 3600 anni fa. Sempre nel massimo rispetto della sintesi, va messa in risalto la sua presenza in autorevoli biblioteche americane di primo ordine quali: Princeton University Library, Getty Research Library, New York Public Library ma non po’ mancare la discesa dal “Glocal” al “Local”. Tra i suoi Murales degni di menzione, oltre quello dipinto in zona Flores-Uruguay, c’è la sua “mano” nell’atrio destro del Teatro Gentile con “L’Atrio dei Giganti” documentato anche sulla rivista “Bella Italia”.

Altro passaggio importante del vissuto artistico di Roberto Moschini in città e “dintorni” il dopo terremoto del 1997 che rese inagibile il suo storico studio in pieno centro città, che lo ha limitato a vivere in una piccola mansarda sull’Adriatico dove ha realizzato nuove opere sul Tibet.

“Papiro – Pergamena – Carta” è il nome di una personale, ancora una volta di ampio consenso, in questa performance espositiva nella Sala Espositiva del Museo della Carta e Filigrana, sono state molto visitate le oltre 40 opere create da Moschini utilizzando tutte le tecniche grafiche in mano ad un artista: dalla composizione in disegno puro all’acquarello, dall’acquaforte a dipinti a cera, questi ultimi di un impatto visivo reale straordinario e per la prima volta nella storia dell’incisione dal nero su fondo bianco, l’inversione del positivo con il negativo, con effetti sorprendenti nelle sue opere e questo soltanto un’artista con più di sei decenni di vissuto artistico ma anche d’insegnamento, riesce ad ottenerlo con successo nel corso degli anni.

“Divenuto ormai ottuagenario, avendo vissuto intensamente una vita fatta di viaggi, passaggi ed incontri tra Oriente e Occidente, Roberto Moschini conferma nella sua più recente produzione l’amore e lo stupore che ha sempre riservato al genere umano, senza lasciarsi prendere da scoraggiamento e disillusione, ma anzi, trovando nella forza d’animo collettiva e nella speranza condivisa una risposta alla rudezza della Storia.”

“Papiro – Pergamena – Carta” è il nome della nuova personale del maestro d’arte Roberto Moschini che si terrà dal 16 febbraio al 17 marzo nella Sala Espositiva del Museo della Carta e Filigrana. Location ideale per poter ammirare le oltre 40 opere create da Moschini utilizzando tutte le tecniche grafiche in mano ad un artista. Si passa così dalla composizione in disegno puro all’acquarello, dall’acquaforte a dipinti a cera, questi ultimi di un impatto visivo reale straordinario e per la prima volta nella storia dell’incisione dal nero su fondo bianco, l’inversione del positivo con il negativo, con effetti sorprendenti nelle sue opere e questo soltanto un’artista con più di sei decenni di vissuto artistico ma anche d’insegnamento, riesce ad ottenerlo con successo nel corso degli anni.

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