In Villa del seminario un pezzo della nostra storia
In Villa del seminario un pezzo della nostra storia
di TIBERIO CRIVELLARO
Fresco di stampa, come son fresche le uova quando le galline ora cantano a Le Case, è “Villa del seminario” (E/O Edizioni), “prime bozze – non corrette” del grossetano Sacha Naspini.
Politicamente celiando, spiccano nel dramma figure, non marginali, paragonabili a un Salvini repubblichino, alla Schlein femme pour une nouvelle résistence e un Settebello all’autor Naspini, “sensibile alle foglie”, se ricordate alcuni dei suoi precedenti romanzi (“Le case del malcontento”, “I cariolanti”, “Nives”…) che raccontano il sociale dei povirazzi.
Mise collodiane a parte, qui la storia è dolorosa e dannatamente intrisa di quella fame e miseria in maremmana nel novembre del ’43 dove il lezzo nazi-fascista faceva rima con distruzione, sterminio, morte. Per raccontarla tutta ci vorrebbe un’intera “terza” cultura . A farla più corta, riassumendo, a Le Case, piccolo borgo alla Rio Bo, la guerra lascia agli abitanti solo preghiera, condita con fame e un triste “far niente” dopo la vergognosa diramazione lexis fascio che dà luogo all’arresto degli ebrei.
Quasi tutti saranno destinati ad Auschwitz (curioso il composto witz: motto di spirito freudiano) o verso altri campi per nulla Flegrei. Protagonista, René “Settebello”, Anna, che dopo la fucilazione del figlio Edoardo, si dà ai boschi diventando partigiana, il “violaceo cianesco” Galiazzo, il quale affitta il seminario a uso galera, guadagnando soldi sporchi di sangue, e un maresciallo fascio (doppiogiochista?) Un vero diario del passato, quello di Sacha Naspini, una storia realmente accaduta al borghetto Le Case coperto, a quel tempo, da un rigido inverno tra stenti, malattie non sedate dalle ironico-tristi battutine al bar di Maso: quelle dello Zoni, Colica, Nencioni, Farfallina, di un severo Battistoni, del Franceschini e i commenti in sordina di Settebello-ciabattino che non riesce più a tollerare quello s/fascio. Suo malgrado “assumerà” il nome battagliero di Maciste, boicottando i “neri”.
René-Maciste e l’amore non confessato per Anna che, dopo la fucilazione del figlio, è andata coi partigiani. (Come andrà la faccenda? State freschi se ve lo dico, chiedetelo in libreria). Ma chi è Ombra, chi son quelli che stan per boschi e i reclusi alla Villa Seminario? Più di cento teste ebree, qualche partigiano catturato, una donna incinta (pare) e una bimba che vede fantasmi. Per Sacha Naspini la “memoria” è un codice d’onore narrarla attraverso il suo magister mestiere: potente prosa la sua. Contro l’oblio che oggi “annega” proprio come i fuggiaschi, meno di un mese fa nella spiaggia di Cutro. C’è una massa che galleggia tra spritz e smartphone. Intanto: chi-se-ne-frega se ci saranno meloni maturi o…andati a male. Un naufragio, codesta civiltà?
SACHA NASPINI
VILLA DEL SEMINARIO
E/O Edizioni