L’uomo che guardava attraverso i volti
L’uomo che guardava attraverso i volti
di TIBERIO CRIVELLARO
Un Eric-Emmanuel Schmitt così filosofico-metafisico non si era mai letto, Senza dubbio è l’autore più prolifico, principe del giallo che scrive in modo poetico e autore teatrale; tra una decina di quelli viventi. No, lettori, non regali o scambio di favori dietro tale constatazione. I grandi lettori confermerebbero.
In “L’uomo che guardava attraverso i volti” (E/O Edizioni), Schmitt attraverso il suo pensiero filosofico-metafisico sulle religioni lo fa passare nei dialoghi tra Augustin Trolliet (protagonista), la Giudice Poitrenot e un famoso scrittore (che in modo inedito è l’autore, Schmitt, che fungerà da mecenate dell’orfano dalla nascita Trolliet che lavora come stagista in un piccolo quotidiano locale, nella cittadina belga a Charleroi, diretto dal taccagno-senza-scupoli Pegard.)
Non bastava a Augustin la vita decisamente misera, quasi da barbone, si troverà anche a essere testimone di un sanguinoso attentato di matrice jiadista e per questo perseguitato dal Commissario Tarletti che lo sospetta coinvolto per l’amicizia col fratello minore dello stragista. Ma Augustin possiede qualcosa di unico: vede i morti che, per oscuri motivi, restano senza esser visti, a fianco a certuni vivi. E conoscendo tutte le opere di Eric-Emmanuel Schmitt pensa di intervistarlo sulle motivazioni del terrorismo a sfondo religioso.
Quando incontrerà lo scrittore, vedrà intorno a lui morti eccellenti, tra loro Diderot, Molière e Mozart. Schmitt è colpito dalla sagacia e del dono che il giovane Trolliet possiede. Affascinato e curioso propone allo sfigato cronista di fare un “viaggio” ingerendo pozioni di una potente e pericolosa droga, l’ayahuasca che provoca allucinazioni e permetterebbe, fantasiosamente, un incontro dialogante col Supremo Creatore. Interrogato, Dio si chiamerà fuori da quello che l’uomo combina possedendo il libero arbitrio, l’ha creato, punto e basta. Se l’uomo da indole di cattiveria compiendo abomini o stragi, si arrangi.
Dio sta a guardare l’estensione che il suo “gioco” ha prodotto; non interferisce, se ne frega, forse si diverte. In “l’uomo ch…” colpisce la qualità filosofica vicina a Spinoza e Kant. ”L’elaborazione” del Dio interrogato potrebbe far intendere, tra le righe del noir, un Dio intellegibile, ma non esente dall’errore. Chi è Dio e chi è l’uomo tra matematica quantistica, fisica e spazi temporali? Si consiglia una punta di ateismo che metta qualche sua bandiera, oltre a essere buoni lettori tenendo d’occhio il “triangolo divino” poco equilatero e molto scaleno, nella persistenza del buon pacifico e forte mulo. Immulatevi.
ERIC-EMMANUEL SCHMITT
L’UOMO CHE GUARDAVAATTRAVERSO I VOLTI
E/O Edizioni