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Manipolazioni, truffe e copyright: l’equilibrio difficile tra creatività e Intelligenza Artificiale

Manipolazioni, truffe e copyright: l’equilibrio difficile tra creatività e Intelligenza Artificiale

La rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale ha permesso a chiunque di creare immagini, video, testi, audio in maniera autonoma e con una qualità incredibile. Una democratizzazione della tecnologia che nasconde, però, alcuni punti critici. Come quelle delle manipolazioni, degli abusi, dei plagi.

Lo ha segnalato direttamente un team di Google, quello che lavora a DeepMind, che ha detto di aver rafforzato il proprio impegno per sviluppare un utilizzo lecito, produttivo e consapevole dell’IA. Un impegno che arriva dopo aver tracciato l’utilizzo che viene fatto di questa tecnologia: su 200 resoconti l’IA generativa veniva utilizzata per manipolazione delle sembianze umane, per deepfake, per falsificazione di prove.

Un tema questo che tocca da vicino anche il difficile rapporto tra originalità e Intelligenza Artificiale. Basti pensare a quanto avviene nei casinò online, che utilizzano tecnologie Hyper-Personalized (HIP) e DeepAI per offrire giochi su misura per gli utenti. La tecnologia cloud-computing è fondamentale per l’addestramento e la distribuzione di modelli IA, ma il tema dei diritti e dei compensi per i creatori umani non deve essere accantonato. L’IA infatti può supportare le industrie creative, aiutando artisti a preservare stili distintivi, ma potrebbe rendere obsoleti alcuni ruoli, influenzando così l’occupazione. Per questo, è cruciale stabilire normative che bilancino l’innovazione tecnologica con la tutela dei diritti dei creatori. Lo ha fatto, ad esempio, la Sony Music, che utilizza l’IA per identificare tendenze musicali, migliorando la creatività e proteggendo i creatori. È fondamntale, insomma, che l’industria creativa integri l’IA senza compromettere i diritti e la creatività umana, aggiornando le normative per garantire una giusta remunerazione e la protezione della proprietà intellettuale.

È quello che ha chiesto il New York Times, che a fine 2023 aveva denunciato OpenAi e Microsoft per danni economici relativi all’utilizzo dell’IA generativa. Nel testo della denuncia, di quasi 70 pagine, si leggeva come tra i data base utilizzati per l’allenamento dell’algoritmo ci siano articoli della testata giornalistica. Articoli che sono frutto però di lavoro, di impegno, di inchieste professionali di grandi proporzioni. Lavoro protetto da copyright, inoltre, che così facendo non viene rispettato. Appare evidente, insomma, come l’Intelligenza Artificiale si nutra di prodotti dell’intelligenza naturale, umana, quella che giorno dopo giorno produce, genera, crea. In maniera del tutto originale.

L’equilibrio tra queste nuove forme di produzione, insomma, merita di essere approfondito e studiato. Così come merita di essere tutelato il lavoro e la professionalità dei creativi. Solo così sarà possibile guidare lo sviluppo sostenibile e responsabile dell’IA. Che deve essere nostra alleata e aiutante e non di certo nostra rivale.

 

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