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A Camerano una mostra di dipinti inediti del Rabini per celebrare il centenario della sua nascita

A Camerano una mostra di dipinti inediti del Rabini per celebrare il centenario della sua nascita

Vernissage in calendario per venerdì 20 settembre, alle ore 18, presso la sala Matteucci con la mostra “Cento Anni con Rabini” a cura di Claudio Segattini

CAMERANO – La città di Camerano ha avviato le celebrazioni del centenario della nascita del concittadino, poeta e pittore Roberto Rabini (1924 – 2011). Il Comune di Camerano patrocina tutta una serie di iniziative su ispirazione di Fiorenzo Santini e dell’UNITRE locale nella figura del Presidente Doretta Pepa celebrando l’artista cameranese con una serie di eventi ed iniziative culturali di grande spessore.

La prima di queste, in ordine cronologico, è una mostra fotografica collettiva dal titolo “Interpretare Rabini” allestita presso i locali “In Centro” in Piazza Roma 7 di Camerano. Un’esposizione ispirata al mondo del lavoro, quale tema evocatore di molte delle opere pittoriche dell’artista visitabile anche oggi e che resterà aperta ad ingresso gratuito fino al 28 settembre di dalle 17.00 alle 19.30.

Il nucleo centrale delle celebrazioni è costituito da una mostra di dipinti del Rabini, intitolata: “Cento Anni con Rabini”, allestita presso la sala convegni U. Matteucci, che sarà inaugurata il 20 settembre alle 18.00 e potrà essere visitata sino al 28 settembre tutti i giorni dalle ore 17.30 alle 19.30. I dipinti esposti, tutti scelti dal direttore artistico Claudio Segattini, hanno la caratteristica di essere pressoché inediti, in quanto conservati in collezioni private, sin dalla loro realizzazione da parte dell’artista cameranese. La scelta è stata operata nel senso di rappresentare al meglio l’evoluzione artistica del Rabini, attraverso i mutamenti, sia di tecnica pittorica che di tavolozza.

In occasione dell’inaugurazione della mostra, sarà annunciata la creazione di un Comitato per la organizzazione, a Camerano, di una kermesse annuale di pittura ex tempore intitolato a Roberto Rabini e di un concorso di disegno e pittura per gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Camerano, Sirolo e Numana. L’ultimo evento previsto sarà, alla fine di settembre, quello ideato e prodotto da Fiorenzo Santini, del Gruppo Marattiano. Esso consisterà nella realizzazione, su una panchina di For’ De Porta, di una particolare forma di murales, realizzato con la tecnica dell’aerografo da Riccardo Marchiseppe, riproducente un famoso dipinto del Rabini sul tema del lavoro artigianale che sarà inaugurato sabato 28 settembre alle ore 17.30.

“Una celebrazione voluta e sentita da tutta l’amministrazione – ha dichiarato il Sindaco di Camerano Oriano Mercante – in occasione della nascita di un nostro concittadino che si è distinto nel panorama culturale del ‘900 con opere importanti che hanno dato lustro alla nostra città”.

“Tante iniziative culturali – ha sottolineato Barbara Mori Assessore con delega alla Cultura del Comune di Camerano – che hanno nel grande lavoro di Rabini il loro minimo comune denominatore. Fotografia, pittura e street art tutte forme d’arte che convergono con uno degli artisti che assomma in sé i caratteri della cultura e della società cameranese. La sua pittura è densa di un messaggio umano, dove la plasticità ed essenzialità delle forme è valorizzata dal segno, sempre energico ed incisivo e dall’uso dell’oro che illumina il cupo cromatismo ed incendia di significato il racconto”.

Roberto Rabini Biografia

Roberto Rabini nato a Camerano (Ancona) nel 1924 è morto il 25 ottobre del 2011. Primo di sette fratelli, vivrà, come i ragazzi della sua generazione, delle cose semplici e povere del paese, circondato da un paesaggio luminoso e frastagliato e da una umanità – quella del periodo prebellico – ricca di caratteri differenti e facilmente riconoscibili non ancora incisa e brutalmente omologata dal terrore della guerra.

Studierà al Liceo Rinaldini di Ancona, apprendendo i primi rudimenti del mondo classico ed appassionandosi da subito della storia antica. La Seconda guerra mondiale interrompe per sempre i suoi studi scolastici e nel dopoguerra non avrà il tempo di coltivare ancora, intento, come tutti gli italiani, a ricostruire un’esistenza dignitosa in una nazione finalmente pacificata.

È nei primi anni ’60, che si risveglierà il suo incontenibile desiderio di approfondire lo studio dell’arte antica e della storia medievale, in particolare. Allo stesso tempo, tanto occasionalmente quanto magicamente, egli troverà lo “strumento” per decifrare il filo sottile che legava i suoi ricordi personali dell’infanzia, alla storia (talvolta al mito…) degli antenati cameranesi: la pittura. In quest’ottica, il percorso pittorico dell’artista inizia dalle vicine sponde dell’adriatico, dove sbarcarono i greci e gli schiavoni. Egli le ritrae, a macchie di acquerello, come dovevano apparire a quei popoli lontani nei giorni dell’approdo.

Dal mare, alla fine degli anni ’60, egli inizierà a ripercorrere il cammino degli antenati, inoltrandosi nella campagna dell’interno, risalendo le colline, fino a Camerano, questa volta scavando i filari di piante e i casolari con un olio su tela potente che dà il senso della fatica nella risalita e poi la gioia smarrita della riscoperta.

Il periodo ancora successivo, quello dominante nell’opera pittorica del Rabini, rappresenta il suo ingresso metaforico nel cuore pulsante del paese. Qui, egli deve affrontare, non più le sole suggestioni del paesaggio, ma l’incontro con l’umanità. Un incontro, che è anche la fusione tra l’intimismo dei suoi ricordi d’infanzia e la storia. Egli vi riesce, coniugando, nelle sue opere di quel periodo (Le donne della piana) l’illustrazione della realtà semplice della vita del paese, con un metodo compositivo medievale, fatto di masse senza dettagli, composte ed evocative; dove il contenuto è la vita di tutti i giorni, ma la forma, è quella tipica dei dipinti religiosi del Trecento.

Quella stessa declinazione formale di religiosità, del resto, si accentuerà, a mano a mano, con l’uso, sempre più frequente, dell’oro in foglie, tipica delle opere bizantine e poi dell’alto medioevo. Quando poi deciderà di affrontare direttamente e senza mediazioni il tema della religiosità, il suo spirito, memore delle origini, ispirerà la sua pittura a San Francesco, tuttavia escludendo, forse per pudore, il richiamo figurativo e realistico, filtrando, invece, la sua “Pìetas” attraverso l’astrattismo luminoso dell’esposizione di Assisi.

Alcuni dei suoi dipinti, in un periodo di grande ispirazione poetica e di affinato rigore formale, ritraggono l’umanità al lavoro. Lavoro, che per l’artista è quello degli artigiani all’uscio di ogni porta, lungo la Piana, durante la sua infanzia trasognata. Tuttavia, in quelle composizioni, per la loro leggerezza formale e l’ariosità degli spazi, si avverte, prepotente, l’ispirazione del pittore alle decorazioni dei vasi attici o agli affreschi rinvenuti nelle case private di Pompei.

​“Ma, se si cerca, al di là della forma pittorica, lo spirito filosofico che anima i dipinti, allora sarà indispensabile utilizzare la chiave di lettura, che lo stesso pittore fornirà, negli ultimi anni della sua carriera di artista, attraverso le brevi poesie che ci ha lasciato, composte nel libretto “Autunnali”, edito dal Comune di Camerano nel 2001. In esse, la memoria dell’infanzia diventa memoria storica delle origini e i sogni e le paure dell’artista – il senso della vita, il perché della morte – sono gli stessi che devono aver attraversato il cuore e la mente del primo gruppo di “picentes”, che migliaia di anni or sono, abitarono la Piana”*.

* Testo tratto dalla presentazione scritta da Danilo Rabini, in occasione della mostra “Una Vita per l’Arte”, Chiesa San Francesco, Camerano 2016.

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